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Il Piemonte approva i ddlr contro ogni forma di discriminazione e contro la violenza di genere

Gabriele Farina

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La Regione Piemonte ha approvato due importanti disegni di legge. Il primo riguarda ogni forma di discriminazione, dal sesso, al colore della pelle, all’orientamento sessuale, dalle convinzioni politiche a quelle religiose, all’appartenenza sociale. Il secondo è contro la violenza di genere e per il sostegno alle donne vittime di violenza e ai loro figli.

L’assessora alle pari Opportunità Monica Cerutti ha spiegato in cosa consistono i due disegni di legge approvati.

La prima proposta di legge “Norme di attuazione del divieto di ogni forma di discriminazione e della parità di trattamento nelle materie di competenza regionale” ha come obiettivo principale quello di fornire la nostra regione di una base giuridica più salda e aggiornata contro ogni forma di discriminazione sia essa per sesso, colore della pelle, origine etnica o sociale, caratteristiche genetiche, lingua, religione, convinzioni personali, opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, appartenenza ad una minoranza nazionale, patrimonio, nascita, disabilità, età, orientamento sessuale, identità di genere e ogni altra condizione personale o sociale. Occorre precisare che non è facoltà della Regione legiferare su Unioni Civili; l’amministrazione regionale potrà però modificare quei regolamenti e quelle disposizioni presenti nella normativa regionale, relativi a prestazioni sanitarie, politiche sociali, diritto alla casa, formazione professionale e istruzione, lavoro e imprenditorialità, cultura, trasporti e mobilita, in contrasto con i principi sanciti dalla nuova legge e quindi andando a tutelare le famiglie anagrafiche e i/le cittadini/e stranieri/e.

Il ddlr intende innanzitutto colmare una lacuna normativa. Come è noto i principi di non discriminazione e di parità di trattamento sono largamente presenti sia nella carta costituzionale che nei Trattati dell’Unione europea, allo stesso modo deve essere fatto a livello regionale. Le Regioni, nei limiti delle loro competenze, possiedono tutta la legittimità ad operare affinché dall’enunciazione degli stessi si proceda ad una loro corretta applicazione e implementazione.

Un altro obiettivo è quello di definire gli strumenti operativi utili per l’intervento regionale, fornendo le risorse necessarie. In particolare il Piano regionale contro le discriminazioni, che raccoglie ogni tre anni gli obiettivi da raggiungere, indica gli strumenti necessari per raggiungerli, quelli utili per la valutazione ed il percorso di partecipazione per la stesura, l’implementazione e la valutazione dello stesso a partire dagli organismi regionali fino alle autonomie locali e all’associazionismo.

La seconda proposta di legge “Interventi di prevenzione e contrasto della violenza di genere e per il sostegno alle donne vittime di violenza ed ai loro figli” ha come obiettivo principale quello di assumere i caratteri di legge quadro in materia di prevenzione e contrasto della violenza di genere e per il sostegno alle donne vittime di violenza ed ai loro figli, con l’intento di mettere a sistema, valorizzare e potenziare quanto già esiste a livello di reti locali e di risorse territoriali, attraverso azioni coordinate in un piano, che veda coinvolti tutti gli attori (istituzionali e non) a diverso titolo impegnati sulla tematica.

Sul piano normativo nazionale la L. 119/2013 individua tra i principali obiettivi, quello di “…potenziare le forme di assistenza e di sostegno alle donne vittime di violenza e ai loro figli, attraverso modalità omogenee di rafforzamento della rete dei servizi territoriali, dei centri antiviolenza e dei servizi di assistenza alle donne vittime di violenza”.

Il disegno di legge in oggetto si propone di mettere a sistema e valorizzare l’esperienza rilevante finora maturata in Piemonte, adeguando, consolidando e ampliando le previsioni normative contenute sia nella LR 11/2008 istitutiva del “Fondo di solidarietà per il patrocinio legale alle donne vittime di violenza e maltrattamenti” che nella LR 16/2009 istitutiva dei centri antiviolenza con case rifugio. L’istituzione su alcuni territori, ed il consolidamento delle esperienze di Centri Antiviolenza nella Regione Piemonte ha preso avvio con l’entrata in vigore della L.16/2009, sulla base della quale risultano attivi n. 17 Centri Antiviolenza, diffusi su tutto il territorio regionale. Le Case Rifugio risultano essere 9.

Obiettivo del disegno di legge è sistematizzare il quadro delle disposizioni regionali, in modo unitario ed integrato, ampliandolo inoltre all’ambito degli interventi per l’inserimento/reinserimento socio-lavorativo delle donne vittime di violenza, alla sperimentazione di interventi per gli autori della violenza, alla formazione degli operatori dei servizi, ad azioni di sensibilizzazione e prevenzione del fenomeno nell’ambito del lavoro, del sistema scolastico, educativo e del tempo libero, con una costante e specifica attenzione anche alla presenza di eventuali minori vittime di violenza assistita.

Risulta indispensabile il coinvolgimento delle Organizzazioni di donne impegnate da anni con la propria competenza, esperienza, capacità di ascolto e relazione per gestire servizi che unifichino e rilancino in rete, l’azione di prevenzione e contrasto della violenza.

Tra gli aspetti salenti del ddlr è l’introduzione della sperimentazione di interventi, su tutto il territorio regionale, per gli autori della violenza, soprattutto di violenza domestica, stabilendo altresì il coinvolgimento di organismi istituzionali, delle reti territoriali dei Centri antiviolenza e di altri soggetti del privato sociale per la realizzazione di appositi interventi di recupero e accompagnamento, comprese le carceri.

Il ddlr prefigura l’Istituzione di un Centro esperto sanitario, con funzioni anche di supporto agli specialisti delle altre ASR, di coordinamento della rete regionale sanitaria, con azione sussidiaria per le aziende sanitarie regionali nell’assistenza ai pazienti e di formazione specifica agli operatori sanitari del territorio regionale, che può contribuire nella diffusione, a livello territoriale regionale, di una formazione omogenea degli operatori sanitari su tale materia. E viene istituzionalizzato il cosiddetto “Codice rosa”.

Nella fase attuale, pertanto, la Regione Piemonte si dimostra in grado di offrire una gamma di risposte e di interventi variegati, rispondenti alle necessità delle donne vittime di violenza e ai loro figli.

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