Società
L’ECRI striglia l’Italia sulla gestione e sugli sgomberi di Rom e Sinti
La Commissione Europea contro il razzismo e l’intolleranza del Consiglio d’Europa (ECRI) bacchetta ancora una volta l’Italia per quanto riguarda le politiche di integrazione delle popolazioni Rom e Sinti. L’Italia è ancora in ritardo sull’attuazione della Strategia nazionale d’inclusione e continua a realizzare sgomberi forzati che non rispettano le procedure previste dal diritto internazionale. Nel 2012 l’ECRI aveva raccomandato alle autorità italiane di rafforzare il ruolo dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni (Unar) ricordando come nei casi di sgombero questo “deve essere notificato alle persone interessate, le quali devono beneficiare dell’appropriata protezione legale; inoltre esse non devono essere sgomberate senza avere la possibilità di accedere a un’alternativa abitativa adeguata, anche se potrebbero restare nel Paese solo per periodi di tempo limitati”.
Tre anni dopo, dice l’ECRI nelle sue conclusioni sull’implementazione di tali raccomandazioni, gli sviluppi legislativi e politici che si sono registrati in Italia mostrano l’inizio di un cammino positivo, ma il processo di cambiamento del modo in cui le autorità italiane affrontano la questione rom è ancora lento, in particolar modo in relazione agli sgomberi.
Nessuna legislazione è stata attuata per estendere formalmente la competenza dell’Unar ai casi di discriminazione in base al colore, lingua, religione e cittadinanza.
L’Associazione 21 luglio ha contribuito al monitoraggio dell’ECRI e condivide l’analisi dell’organo della Commissione del Consiglio d’Europa e ribadisce il forte ritardo dell’Italia nel dar seguito agli impegni presi in sede europea nel 2012 con l’adozione della Strategia Nazionale per l’Inclusione dei Rom.
L’Associazione 21 luglio ricorda anche come “a Torino proprio in queste ore 51 famiglie rom presenti nell’insediamento informale Lungo Stura Lazio sono sotto minaccia di sgombero forzato da parte delle autorità locali. Vista l’assenza di adeguate consultazioni, di notifica scritta e in assenza di possibilità di vie di ricorso, tale sgombero si configurerebbe ancora una volta non conforme alle procedure previste dal diritto internazionale”.
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