Economia
Dodici anni fa moriva Gianni Agnelli
Dodici anni fa, il 24 gennaio 2003, morì Gianni Agnelli. Un simbolo dell’Italia nel ‘900, tra economia e costume, sport (Juve e Ferrari passioni sincere e assolute, oltre a vela e sci) e industria (lui e la Fiat furono una cosa sola per mezzo secolo), pettegolezzo (fu grande protagonista della bella vita…) e politica. L’Avvocato senza dubbio ha vissuto una popolarità eccezionale, in tutto il mondo, capace di intrattenere rapporti con i potenti in ogni angolo della terra ma di restare anche in contatto continuo e assiduo con la sua terra e le sue radici (vedasi il rapporto strettissimo con Villar Perosa, il paese d’origine della famiglia di cui è stato a lungo sindaco): fondamentale, ad esempio, è stato il suo impegno per l’assegnazione a Torino delle Olimpiadi invernali 2006, cui non potè assistere. Nei suoi confronti l’agiografia italiana è stata pressoché acritica ed entusiasta e soltanto negli ultimi anni sono emerse letture più acide del suo ruolo (e di quello della sua famiglia) nello sviluppo industriale, finanziario e politico del nostro Paese. Oggi, probabilmente, la fila di persone che porgono l’estremo saluto alla sua camera ardente non sarebbe la stessa, impressionante, che si vide al Lingotto nel 2003. Certamente, qualunque sia l’opinione sul suo ruolo, dopo di lui è cambiato il rapporto tra l’azienda di famiglia e la città, tra Fiat e Italia, ma anche il rapporto con la Juventus e la Ferrari: meno personale e più freddamente manageriale. Ma forse è soltanto questione di ‘tempi che cambiano’, non soltanto di persone.
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