Alessandria
Processo Eternit, Pg Cassazione: “Reato prescritto, condanna da annullare”. Le prime reazioni
“C’è la prescrizione, e quindi la condanna a 18 anni del miliardario svizzero Stephan Schmidheiny per le migliaia di morti di amianto negli stabilimenti Eternit va annullata”. Lo ha chiesto il sostituto procuratore generale della Cassazione, Francesco Mauro Iacoviello, sollecitando ai giudici della prima sezione penale l’annullamento senza rinvio della sentenza della Corte d’Appello di Torino che il 3 giugno 2013 aveva inflitto 18 anni di reclusione al miliardario svizzero Stephan Schmidheiny. La richiesta della pubblica accusa di Piazza Cavour è stata accolta con grande amarezza dai familiari delle vittime. Il pg della Cassazione, tuttavia, ha sottolineato: “Per me l’imputato è responsabile di tutte le condotte che gli sono state ascritte”. I fatti al centro del processo risalgono però al 1966. “Il processo arriva a notevole distanza di anni – ha osservato il pg – è vero che la prescrizione non risponde alle esigenze di giustizia, ma stiamo attenti a non piegare il diritto alla giustizia. Di fronte a questi, il giudice, soggetto alla legge, deve scegliere il diritto”.
Aggiornamento ore 21.40
La Cassazione ha annullato le pene comminate nei gradi di giudizio precedenti.
Le reazioni. “Indignazione”, “sconcerto”. Sono queste le prime reazioni che arrivano alla richiesta del pg della Cassazione sul maxiprocesso Eternit. “Le motivazioni adottate dal Procuratore sconcertano e rischiano di scatenare effetti ben oltre i territori coinvolti -scrive la Cgil in una nota -. Si è sostenuto l’annullamento in quanto i fatti risalirebbero agli anni ’70 e quindi prescrivibili. Si ricorda a questo proposito che le sentenze di primo grado e di appello avevano stabilito che si trattava di ‘disastro ambientale doloso permanente’ e che le cause sono tutt’ora vive ed operanti e continueranno a determinare effetti disastrosi per le persone coinvolte. L’auspicio quindi – conclude la Cgil – è che la Corte non accolga tale richiesta, i lavoratori e i cittadini continueranno comunque a richiedere giustizia”.
Anche Legambiente in una nota esprime la sua indignazione. “Per aver inalato le fibre cancerogene di amianto prodotte in quegli stabilimenti si continua a morire – commenta il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza – Ci lascia sgomenti l’idea che vengano considerati prescritti reati legati a fatti che ancora oggi continuano a mietere vittime innocenti. Questa vicenda – aggiunge il presidente di Legambiente – conferma, semmai ce ne fosse bisogno, l’urgenza di inserire immediatamente i reati ambientali nel codice penale, adottando la legge approvata a larga maggioranza dalla Camera dei deputati a fine febbraio scorso e ferma da allora nella commissioni ambiente e giustizia del Senato”.
“Se davvero come ha chiesto il pg della Corte di Cassazione verrà cancellata la condanna a 18 anni al magnate svizzero Stephan Schmidheiny, perché il reato è prescritto, sarà come se le vittime dell’inquinamento da amianto fossero morte due volte”. Lo dichiarano gli esponenti di Green Italia Roberto Della Seta e Francesco Ferrante. “Nel caso dell’Eternit – continuano gli esponenti di Green Italia – il disastro ambientale doloso è un reato continuato, le cui conseguenze durano oggi e dureranno ancora a lungo. Sarebbe dunque del tutto inaccettabile considerarlo come un reato istantaneo, soggetto a prescrizione. Sarebbe perciò giuridicamente e moralmente indecente la scelta di lasciare totalmente impunita l’azione criminale di chi, nel nome del profitto, ha violato sistematicamente la legge esponendo a rischi mortali migliaia di lavoratori e di cittadini”.
Dure reazioni anche dai senatori Pd Daniele Borioli e Federico Fornaro: “Siamo più che preoccupati per la requisitoria del Procuratore Generale della Repubblica ha svolto in vista della sentenza che la Corte di Cassazione è chiamata a pronunciare nei prossimi giorni sulla vicenda Eternit. Le famiglie di migliaia di persone oltre a numerose comunità colpite dalla strage provocata dall’amianto nel corso dei decenni, attendono con fiducia giustizia. Questa fiducia non può essere tradita. Sarebbe gravissimo che ciò accadesse, e un duro colpo ne deriverebbe per la credibilità del nostro sistema istituzionale agli occhi di migliaia di cittadini che hanno vissuto questo dramma e, alla luce delle sentenze di primo e secondo grado, hanno trovato il coraggio e la determinazione di affidarsi con compostezza alle regole che la nostra costituzione prevede per ottenere giustizia. Noi che alle regole e alle istituzioni vogliamo ostinatamente credere auspichiamo che questa lesione grave per la vita e per il morale di migliaia di persone non abbia a prodursi”
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