Cronaca
Cade l’ultimo diaframma della seconda galleria del Frejus: Gavio diserta la cerimonia. Legambiente: “Ora è chiaro che si tratta di un vero e proprio raddoppio”
Ci sono voluti tre anni per scavare 13 chilometri di galleria e ci vorranno altri tre anni per impianti e strutture di servizio. In mezzo la cerimonia di oggi per la caduta dell’ultimo diaframma della seconda galleria del tunnel autostradale del Frejus. Un appuntamento a cui ha partecipato anche il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Maurizio Lupi. Assenti invece per polemica i vertici della società Gavio. L’assenza è dovuta ai contrasti sulla cessione delle quote attualmente “in pancia a Comune e Provincia di Torino della società autostradale, quote che fanno gola al gruppo Gavio il quale, nei giorni scorsi ha presentato una offerta, attraverso la Ativa, di circa 70milioni di euro” come spiega un articolo de Lo Spiffero.
Al di là dei retroscena economici (ripresi in modo approfondito anche da Il Fatto Quotidiano), l’opera è stata accolta negativamente da Legambiente che in una nota sottolinea: “Per un decennio ci hanno voluto far credere che la seconda canna del Frejus servisse a mettere in sicurezza la prima. Oggi è chiaro a tutti che si tratta di un vero e proprio raddoppio del tunnel autostradale che non farà altro che incentivare unicamente il trasporto inquinante su gomma a scapito di quello su rotaia. Una bella contraddizione per chi come il ministro Lupi utilizza strumentalmente ogni giorno il tema dello spostamento delle merci da gomma a rotaia per giustificare opere inutili e dannose come la Tav in Valsusa e il Terzo Valico”. Con queste parole Vittorio Cogliati Dezza e Fabio Dovana, rispettivamente presidente di Legambiente nazionale e presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, commentano la cerimonia in corso a Bardonecchia per la caduta dell’ultimo diaframma del secondo tunnel del Frejus.
Il progetto della “seconda canna” nasce una dozzina d’anni fa dopo l’incidente avvenuto al traforo del Monte Bianco, da cui è scaturita una ricognizione sulla sicurezza di tutte le gallerie stradali e autostradali. Ben presto Legambiente denunciò però come dietro al progetto di “tunnel di servizio” del Frejus, rischiava di celarsi un raddoppio autostradale vero e proprio. Una vicenda che per Legambiente è emblematica della politica dei trasporti alpini italiana: “Per ottenere più sicurezza non è necessario nuovo cemento autostradale, nè l’alta velocità ferroviaria, ma una vera politica che disincentivi il trasporto delle merci su gomma attraverso leve fiscali e tariffarie – sottolineano Cogliati Dezza e Dovana-. Per questo chiediamo a partire dal Frejus un impegno immediato al Governo e alla Regione affinchè, analogamente a quanto avviene in Svizzera e in Francia, venga previsto per i tir un limite massimo di transiti giornalieri e l’applicazione di un pedaggio che serva al miglioramento della linea ferroviaria esistente e a rafforzare il servizio per i pendolari. Una misura che peraltro è già prevista dal Protocollo Trasporti della Convenzione delle Alpi ratificata nel 2012 dal Parlamento italiano”.
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