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Ambiente

Rischio alluvione in Piemonte: 9 comuni su 10 in pericolo, ma dal 1999 completato solo il 43% degli interventi

Redazione Quotidiano Piemontese

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spalare fango dopo alluvioneSuccede dopo ogni alluvione e anche questa volta non è stato diverso. Dopo il disastro emergono retroscena burocratici sugli interventi programmati e mai compiuti o addirittura neanche previsti, una tradizione ex-post che più che risultare utile al miglioramento della situazione, serve solo ad indignare i cittadini. Mentre Legambiente mostra dati sconvolgenti, affermando che 9 comuni piemontesi su 10 sono a rischio idrogeologico (l’87%) e che più della metà delle fabbriche (il 54%) si trovano in “grave pericolo in caso di calamità”, l’Ance, l’associazione dei costruttori edili, spaventa le amministrazioni pubbliche locali: sulla base dei dati forniti dall’Ispra (Istituto superiore per la protezione ambientale), dal 1999 ad oggi è stato ultimato solo il 43% degli interventi per prevenire frane e alluvioni. 115 opere sono ancora in corso di progettazione o esecuzione e ci sono ben 13 progetti approvati su cui non esistono dati disponibili che confermino l’avvenuta progettazione o cantierizzazione. In provincia di Vercelli ci sono due interventi approvati nel 2010 di cui si è persa traccia per un totale di 500mila euro mai spesi, a Verrua Savoia (AL) manca un lavoro da 24 milioni di euro approvato quattro anni fa, stesso discorso a Fontanetto Po e Savigliano (nove e sei milioni previsti). Ma ci sono opere incompiute addirittura dal 2002, come a Gaiola (CN) e Ala di Stura, dal 2003 (Racconigi, Savigliano, Druento e tanti altri) e dal 2005 (Salbertrand). 197 progetti completati su 458 finanziati e ora il presidente dell’Ance, Giuseppe Provvisiero, propone di “procedere alla revoca delle risorse economiche non ancora utilizzate (circa 40 milioni, ndr) con l’obiettivo di usarle per interventi altrettanto urgenti ma immediatamente cantierabili”.

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