Cronaca
“A Chiomonte fu atto di guerra contro lo Stato”: pm chiedono 9 anni e 6 mesi di carcere per i quattro No Tav imputati
“L’attacco al cantiere di Chiomonte fu un atto di guerra verso lo Stato, condotto con metodi paramilitari”. È durissima l’arringa accusatoria dei pm Antonio Rinaudo e Andrea Padalino e altrettanto severa è la richiesta della pena per i quattro attivisti No Tav accusati dell’assalto: 9 anni e 6 mesi di carcere per Chiara Zenobi, Mattia Zanotti, Nicolò Blasi e Claudio Alberto. “Hanno fabbricato, detenuto e portato armi da guerra ed esplosivi – ha affermato l’avvocato Rinaudo, raccontando ancora una volta i fatti della notte tra il 13 ed il 14 maggio 2013 –. L’assalto al cantiere è stato minuziosamente preparato e portato avanti con modalità che assumono i contorni del paramilitare”. Durante l’udienza è stato sottolineato come i quattro imputati, insieme ad una trentina di altre persone, abbiano operato in tre gruppi distinti che usavano parole in codice e tattiche da guerriglia: due gruppi hanno creato del “fuoco di copertura” per consentire al terzo di superare le recinzioni. L’azione, caratterizzata anche dal lancio di molotov, viene descritta dai pm come un atto di guerra nei confronti dello Stato e non solo dei singoli poliziotti e delle strutture. Per questo motivo, sono state chieste quattro condanne a 9 anni e 6 mesi di reclusione per molteplici reati, tra cui quello di terrorismo.
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