Cronaca
Prende la figlia quindicenne a frustate, condannata per lesioni volontarie
Prendere la propria figlia a cinghiate non è abuso di mezzi di correzione ma sono lesioni volontarie. E’ quanto ha stabilito il tribunale di Torino per mano del giudice Federica Florio in un caso in cui l’accusata era la madre di una ragazzina di 15 anni. L’episodio è del 2011, quando fu il preside della scuola frequentata dalla ragazza ad accompagnarla al Regina Margherita pe ri lividi che questa presentava sul corpo e quindi ad avvertire le forze dell’ordine. Ne venne fuori un quadro familiare non semplicissimo con la minore che prima accusò la madre di sevizie e maltrattamenti ma poi ritirò la sua dichiarazione. A sua volte la madre parlò di una figlia sregolata e disubbidiente, che arrivò ad inventarsi una gita scolastica per ottenere soldi dalla madre. In una delle liti tra le due la ragazza spinse la madre, che reagì tirando fuori una cintura e percuotendola con quella. Per il giudice le provocazioni della figlia non hanno alcun significato essendo questa minorenne e la cinghia è “uno strumento potenzialmente molto dannoso, emotivamente di grosso impatto, certamente non educativo”.
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