Piemonte
Piemonte, taglio del 10% alle indennità. Il PD: ”Primo passo, aspettando una legge”. La Lega non vota. M5S: ”Ridicolo, doveva essere il 60%”
E’ stato approvata a Palazzo Lascaris la proposta di legge – con Mario Laus primo firmatario – che prevede il taglio del 10% delle indennità dei consiglieri regionali; la maggioranza ha detto “sì” all’unanimità, mentre fra le opposizioni c’è chi giudica troppo poco (se non “ridicolo”) il provvedimento, e chi invece lo ritiene un inizio pericoloso e non lo vede di buon occhio, almeno nei modi. L’ordine del giorno (di Davide Gariglio) prevede che questo sia un primo passo, in attesa delle riforme costituzionali che permettano di equiparare lo stipendio dei consiglieri a quello dei sindaci di capoluogo.
Soddisfazione da parte del PD, con Ravetti che parla di “abbattimento dei privilegi”. Vignale (FI) fa notare come negli ultimi 5 anni il Consiglio abbia ridotto del 40% il proprio bilancio, e avvisa di “stare attenti alla demagogia, e a garantire l’indipendenza al personale politico voluta dai padri costituenti”; lo stesso rischio è quello paventato dal suo capogruppo, Pichetto: “Sono favorevole al segnale verso i cittadini, e contrario al populismo assoluto di alcuni consiglieri, con attacchi – che mi ricordano gli anni bui- a quella politica che invece deve avere la garanzia di poter restare indipendente”.
Mentre la maggioranza invitava ad attendere l’equiparazione consiglieri-sindaci per il prosieguo del cammino, c’era anche chi apertamente contestava la proposta. Come Gancia (Lega Nord), preoccupata “dalla dicotomia politici cattivi-cittadini buoni e vessati; la gente in realtà vuole efficienza”, argomentava annunciando che il suo gruppo non avrebbe partecipato al voto. E soprattutto il MoVimento 5 Stelle si opponeva, parlando di “un taglio imbarazzante degli stipendi, che mina la credibilità della maggioranza”, come espresso in un comunicato diffuso in serata che fa seguito alle parole del capogruppo Giorgio Bertola.
“I consiglieri regionali non guadagneranno più 11000 euro circa, ma 10000 lordi al mese. Dopo tante parole concilianti e finte aperture al dialogo, PD e Chiamparino hanno rifiutato il dibattito con il M5S. La nostra proposta – dicono i rappresentanti del partito di Grillo – prevedeva un taglio netto del 60%; per spirito di collaborazione avevamo anche accettato di aprire all’equiparazione con i sindaci di capoluogo (stipendio 7100 lordi, dunque taglio del 36%), invece ci si tornerà sopra quando ci sarà una legge quadro in merito. Ovvero fra qualche anno. Evidentemente – chiude Bertola – si ritiene meno urgente tagliare i costi della politica che non aumentare l’Irpef a molti, o il bollo auto”.
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