Cronaca
Scontro fra Tornado, l’aereo di Valentini non era alla quota prevista. ”Ma nessuna colpa, per ora”
A due mesi di distanza dal tragico scontro sui cieli di Ascoli, dove si verificò l’inaudito e tremendo impatto in volo fra due aerei “Tornado” in cui persero la vita quattro ufficiali di aeronautica, arrivano le prime conclusioni degli inquirenti. Il mezzo pilotato dalla piemontese (di Oleggio) capitano Mariangela Valentini avrebbe dovuto in quel momento trovarsi ad un’altitudine di 10000 piedi (circa 3000 metri) dal suolo, e invece volava a 1000 (300 metri) quando – per una frazione di secondo – ha visto davanti a sè l’altro Tornado, quello pilotato dal capitano Alessandro Dotto, 31 anni come la collega, anch’egli piemontese (di San Giusto). Con loro perirono i navigatori Paolo Franzese e Giuseppe Palminteri.
L’aereo del capitano Valentini non si trovava dove avrebbe dovuto, insomma. “Il che – viene precisato dagli inquirenti – non significa che ci sia da parte sua nessuna colpa: ci possono essere mille motivi per cui non aveva potuto raggiungere la quota prevista, magari ci era stata costretta”. Bisognerà aspettare l’analisi delle scatole nere per capire come mai il suo velivolo, dopo avere colpito il proprio obiettivo, non si fosse alzato immediatamente a 10000 piedi. I rilievi sono complessi e si avvalgono di un drone che mappa l’area su sui sono stati trovati i resti (più di 3000 i frammenti recuperati). A proposito di recupero: buona parte dei pezzi precipitati è ancora lì, sulle colline del Piceno, perchè spesso le operazioni non sono semplici (c’è per esempio un pezzo di fusoliera incastratosi in un punto pressochè irraggiungibile, e che pesa una tonnellata).
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