Economia
Torino, via libera alla cessione del 31% di Amiat. Michele Curto (Sel, maggioranza) vota contro
Il Consiglio comunale ha approvato la vendita del 31% del pacchetto azionario di Amiat, che la città di Torino detiene attraverso la sua finanziaria Fct. Il valore del pacchetto azionario è di circa 19 milioni e 700.000 euro. Il provvedimento ha ricevuto 24 voti favorevoli e cinque contrari. Le astensioni sono state cinque. Con la vendita alla Città rimarrà il 20% dell’azienda.
Amiat, azienda che si occupa della raccolta dei rifiuti e dell’igiene ambientale in città, appartiene infatti a Fct per il 51%, il restante 49%, dal 2012 è stato ceduto a Iren con una gara a doppio oggetto che ha aggiudicato all’azienda anche la gestione del servizio. Alla scadenza del contratto di servizio in essere, ha spiegato l’assessore Giuliana Tedesco (nella foto), quella quota, salvo liquidazione da parte di Iren, tornerà alla Città, non così per il pacchetto azionario del 31% messo a bando in questa occasione, per il quale si cerca unicamente un partner finanziario, mentre resta vigente l’attuale contratto di servizio.
Iren godrà, in caso di partecipazione alla gara, di un diritto di prelazione e, in caso di aggiudicazione, di un premio di maggioranza corrispondente al 10% del valore messo a gara.
Il Presidente del Consiglio d’amministrazione, ha spiegato l’assessore Tedesco, continuerà ad essere nominato dalla Città di Torino, mentre il soggetto che si aggiudicherà il pacchetto azionario del 31% nominerà un Consigliere ed un membro del Collegio sindacale.
L’assessore alle aziende partecipate, Giuliana Tedesco, nell’illustrare la delibera contenente gli indirizzi di gara, ha motivato la decisione della Giunta con la necessità di sollevare il Comune dagli ingenti investimenti in programma per Amiat, necessari, tra l’altro, a dare all’azienda una dimensione metropolitana, oltre che di ridurre l’indebitamento della Finanziaria Città di Torino (Fct) nei confronti della Città.
Il voto è stato preceduto dal dibattito. Favorevoli Forza Italia (Andrea Tronzano: “Siamo però contrari all’aggregazione su scala metropolitana. Il rischio è che si carichino i cittadini di nuovi costi finalizzati a ripianare i debiti dei vari consorzi che oggi agiscono nella varie zone della provincia”), Ncd (Paolo Greco Lucchina: “Ci convincono le rassicurazioni sulla governance e sulla clausola sociale”), oltre ai partiti di maggioranza Pd (Marta Levi: “È falso dire che non abbiamo strategia e pensiamo solo a fare cassa. E si vede dagli atti approvati: abbiamo trasformato Iren in una multiutility e ora, con l’operazione Iren Ambiente-Amiat, stiamo unificando il ciclo integrato dei rifiuti, che una sciagurata legge regionale aveva scisso”). Critici Fratelli d’Italia (Maurizio Marrone: “Con questa delibera diventa ancora più lampante che le partecipate del Comune vengono utilizzate come salvadanaio”), Lega Nord (Fabrizio Ricca: “Alla Città è rimasto ormai poco da vendere, solo Gtt e poi i soldi sono finiti, il patrimonio pubblico di Torino sarà finito. La gestione scellerata di chi ha amministrato la città negli ultimi venti anni porta oggi, con questo atto, a compimento questa mala gestione: dover raschiare il fondo del barile per raggranellare pochi spiccioli”) e M5S (Chiara Appendino: “Siamo contrari a un percorso di privatizzazione da noi contrastato sin dai suoi esordi. Non è una semplice presa di posizione ideologica,ma la volontà di rispettare l’esito di un referendum, appoggiato anche da esponenti di questa maggioranza, che aveva respinto le privatizzazioni”.
La ‘sorpresa’ (relativa, visto che spesso Sel è critica con la maggioranza pur facendone parte) viene dalla contrarietà annunciata dal capogruppo di Sel, Michele Curto: “Il nostro gruppo voterà no a questa cessione di quote di Amiat per le tante contraddizioni legate alla vendita. Prendetevi ancora qualche giorno di tempo per riflettere. I problemi che si manifestano sono molti e insoluti. In particolare non possiamo usare il ciclo integrato dei rifiuti come un bancomat, con lo scopo di introitare 20 milioni di euro grazie a questa operazione. Il vero problema di questo settore è il costo di smaltimento, molto più alto a Torino rispetto a molte altre città italiane ed europee. Inoltre la delibera presenta anche un problema di natura giuridica”.
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