Cronaca

A due anni dall’omicidio dell’avvocatessa Deeqa il Comitato per la verità chiede giustizia

Pubblicato

10 anni fa

5 Ottobre 2014

A due anni dalla sua morte gli amici chiedono ancora giustizia per Deeqa e chiedono che si riapra il caso dell’omicidio dell’avvocatessa ‘Angelo dei Somali’, uccisa due anni fa sul ponte della Gran Madre a Torino. Durante la commemorazione di questo triste anniversario presso il Centro Studi Africani di Torino si sono ritrovati gli amici riuniti nel Comitato per la Verità per Deeqa per ricordarne la memoria e per rivendicare giustizia. Il Comitato vuole ricordare all’opinione pubblica e ai media che “chiunque lavori con i rifugiati in modo serio e coerente, come nel caso di Deeqa, è suo malgrado in condizioni di costante pericolo perché si trova di continuo a entrare in contatto con gruppi e organizzazioni che agiscono nell’illegalità”.
Per quello che riguarda la morte di Deeqa avvenuta in circostanze ancora misteriose il 2 ottobre 2012, grazie a tutti gli elementi raccolti al di fuori dell’indagine ufficiale secondo il Comitato ci sono elementi “per affermare che la ricostruzione degli avvenimenti della sera del delitto porti a risultati diversi da quelli raggiunti dall’istruttoria ufficiale”. In particolare, sempre secondo il Comitato: “Ci sono prove sul fatto che Deeqa si trovasse in piazza Vittorio per un appuntamento; è inoltre certo che un autista di taxi abbia negato soccorso a Deeqa sul ponte, non più di 5 minuti prima della sua uccisione; dalla ricostruzione dell’evento desumibile dalle immagini fornite dalle telecamere di sicurezza presenti sul luogo, emergono aspetti trascurati e contrastanti con l’esito fornito dall’indagine preliminare”. Anche Ilda Curti, assessore al Comune di Torino, ha chiesto che si cerchi la verità perché se c’è stata morte questo vuol dire che c’è un colpevole. Per Dino Barrera dei Verdi Piemonte è necessario riaprire il caso e per farlo bisogna che le istituzioni si muovano.