Cultura
La nuova-vecchia strada di Sergio Chiamparino: ”Torino, Piemonte, ma quale cultura? E’ tempo di tornare a investire unicamente nell’industria”
In molti hanno sgranato gli occhi, quando ieri sera all'”Agorà del Sociale” (l’evento organizzato dalla Curia con l’obiettivo di un confronto atto a “superare la crisi”) il governatore Sergio Chiamparino ha preso la parola; altri hanno storto la bocca in una smorfia. Il presidente della Regione ha infatti enunciato senza mezzi termini la propria personale ricetta per vincere l’impasse economica, ricetta che si può riassumere brutalmente così: ulteriori tagli al trasporto pubblico, all’università e alla sanità; la cultura è all’ultimo posto nella graduatoria delle priorità; l’industria (che lui si perita di non nominare ma di chiamare rigorosamente “manifattura”) torna a essere l’unico traino possibile per il territorio.
Sui trasporti, l’ex sindaco sottolinea come non ci siano soldi, ma anche come l’attuale giunta sia già riuscita a trovarne un tot, rispetto ai predecessori. Sulla sanità, l’assessore Saitta parla di “razionalizzazione”, ossia: riunire nelle stesse strutture competenze e tecnologie analoghe sui medesimi temi, evitando frammentazioni che portano a maggiori e inutili spese, e inoltre puntando sull’ospedalizzazione a domicilio. E poi, ecco le “mazzate” di Chiamparino: “Non voglio sminuire l’importanza della cultura, ma qui bisogna riprendere a crescere. Altro che decrescita: l’unica strada è la produzione”.
In pochi secondi, vengono apparentemente cancellati 10 anni di governo del capoluogo del “Chiampa” sindaco, quelli della “nuova identità” di Torino che, persa l’industria, si doveva convertire a luogo di turismo e cultura, valorizzando le proprie bellezze. Come non detto: “Dobbiamo puntare sulla manifattura, che un tempo era la locomotiva della nostra economia. Non c’è più la Fiat”, dice in faccia a Sergio Marchionne, “ma per fortuna ci sono altre realtà manifatturiere che possono prenderne il posto”. Come? “Facilitando la vita alle imprese, rimuovendo loro gli ostacoli. Investiremo nella manifattura e solo in questo”. Piero Fassino, in prima fila, mastica amaro. E non solo lui.
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