Ambiente
#Bikenomics La bici secondo Triciclo: da oggetto per “sfigati” a mezzo di trasporto rispettabile
Riduzione, riuso, riciclo. Tra le realtà che partecipano al Bike Pride 2014, c’è chi ha scelto “l’attenzione all’ambiente come ideale, il riuso come campo d’elezione e la mobilità ciclistica come ambito di lavoro specifico”. Stiamo parlando di Triciclo, la cooperativa che si occupa di recupero e riutilizzo di prodotti usati. Sono passati molti anni dall’inizio di questa avventura: “Cominciamo nel 1996 – si legge sul sito di Triciclo – con un piccolo gruppo di persone e un furgone usato l’attività di sgombero locali e la successiva lavorazione e riparazione nel laboratorio del riuso della storica sede di Via Regaldi a Torino, dove nel 1997 abbiamo inaugurato il nostro primo mercatino dell’usato”. Quotidiano Piemontese ha intervistato Pier Andrea Moiso, presidente di Triciclo, per approfondire la conoscenza di un altro caso virtuoso di economia della bicicletta (tema del convegno del 20 settembre organizzato dal Bike Pride).
Vi occupate di riuso e di bici da molti anni. Dal vostro punto di vista com’è cambiata l’attenzione dei cittadini verso la bici?
La differenza sostanziale è un aumento dell’attenzione “mediatica”. Questo attenzione rileva, ovviamente, una maggiore fruizione della bicicletta, ma ha anche fatto sì che cambiasse un po’ l’atteggiamento verso questo oggetto: prima chi andava in bici era uno “sfigato”, un giovane che non poteva ancora guidare oppure una persone in difficoltà economiche. Oggi invece la bicicletta viene valutata per quello che è: un mezzo di trasporto come gli altri. È stato un cambio notevole che constatiamo anche nell’approccio di chi ci chiede il servizio. È aumentata infatti l’attenzione per l’integrità del mezzo. Prima chi usava la bici diceva “la prendo, la uso così com’è tanto non vale niente…”. Oggi invece chi usa la bici è consapevole che deve essere un mezzo con una base di utilizzo sicura.
L’anno scorso il servizio si è arricchito con il progetto “Falla girare” in collaborazione con Amiat…
Con questo progetto, il valore di Triciclo è stato riconosciuto anche da un organismo come Amiat che si occupa di rifiuti. Abbiamo fatto passare il concetto che alcuni materiali non necessariamente sono rifiuti ma possono essere riutilizzati. E così, per la prima volta in Italia un’azienda rifiuti ha concesso di mettere dei contenitori in un’isola ecologica dove i cittadini possono depositare vecchie bici non funzionanti e pezzi di ricambio che saranno recuperati da Triciclo. Riutilizzando i pezzi noi ricomponiamo le biciclette e le rimettiamo sul mercato nuovamente funzionanti.
In termini economici, quali sono le dimensioni di Triciclo?
Occorre ricordare che lavoriamo su materiale usato e su un target di bicicletta urbana. Di conseguenza i valori economici sono ristretti rispetto a target più elevati. Detto questo, il trend è positivo e siamo in crescita. Oggi siamo in tutto sei addetti, che per una struttura di questo tipo non è poco.
In occasione dell’ultima edizione di Cinemambiente c’è stato il battesimo del vostro nuovo servizio Bikemeapp. In cosa consiste?
È un’altra idea di servizio da offrire in territorio urbano. Ci siamo resi conto che in occasione di grandi eventi sono molte le persone che ci arrivano in bici. Ma una volta giunti a destinazione questi ciclisti hanno problemi di “parcheggio”. Un po’ come accade per le auto. Succede così che le bici vengano legate nei posti più fantasiosi… Ecco allora il parcheggio temporaneo Bikemeapp, progettato insieme allo studio di architettura Magma. Un’agile struttura che Triciclo offre agli organizzatori di un evento (di cui si paga solo il servizio e non la struttura fissa) che può essere montata e smontata all’occorrenza in base al numero di posti necessari. Bikemeapp, infine, è servizio destinato anche ad aziende, amministrazioni e scuole che presentino lo stesso tipo di necessità.
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