Economia
Marchionne sul futuro di Fiat: siamo fondamentalmente italiani
Sergio Marchionne amministratore delegato di Fiat Chrysler nel suo intervento al worshop Ambrosetti a Cernobbio scommette sulle radici italiane di Fiat: “Siamo fondamentalmente italiani. Abbiamo una storia secolare che è importante proteggere. Su questa eccellenza abbiamo centrato la nostra strategia di valorizzare il nostro alto di gamma coi marchi Alfa e Maserati”. Marchionne ha parlato anche della situazione di Montezemoli in Ferrari: “La questione del cambio della presidenza in Ferrari non è in agenda anche se ognuno è necessario, ma nessuno è indispensabile. La cosa importante per la Ferrari è vincere, non solo nei risultati economici, ma anche dal punto sportivo e invece sono 6 anni che stiamo facendo una fatica incredibile. Avere una Ferrari vincente in F1 è un punto non negoziabile e rimane obiettivo chiaro”.
Marchionne potrebbe puntare dopo la quotazione di Fca alla Borsa di New York a diventare maggiormente protagonista nella proprietà della società. Scrive Dagospia:
In realtà, quando allunga i piedi sulla scrivania e chiude gli occhi, Marpionne vede una FCA totalmente americanizzata, o quasi, anche nel controllo azionario. Il manager con residenza fiscale nel cantone di Zug sogna un manipolo di grandi fondi a stelle e strisce che piano piano si fanno carico di quel 30% detenuto dagli italiani.
Non è una cosa facile perché si tratta di un pacchetto assai sostanzioso e i fondi di solito si muovono per quote tra il 2 e il 5%, ma come sempre dipende dal numero degli invitati a partecipare all’operazione. E poi si tratterebbe di una faccenda graduale e con tempi lunghi. L’obiettivo di Marpionne però è questo: comandare su una compagnia totalmente americana e popolata di investitori istituzionali.
In questo disegno non è facile capire che cosa farebbero gli Agnelli-Elkann-Nasi. Ma non è da escludere, visto il desiderio di intascare qualcosa, che accetterebbero volentieri quantomeno di scendere un po’.
Con la governance attuale, il loro pacchetto del 30%, grazie alle azioni speciali conferite ai soci più fedeli, “comanda” per il 46%. Questo significa che il pacchetto nelle mani di Exor potrebbe essere diluito un po’ senza mettere in discussione il controllo di Fca.
E’ facendo perno su questo dato di fatto che Marpionne potrebbe cominciare presto la sua campagna acquisti per conto di nuovi investitori “made in Usa”. Ovvio corollario di tutta la faccenda: Yaki Elkann toglierebbe da Fiat la partecipazione in Rcs – che Marpionne vede come il fumo negli occhi – e la sposterebbe in Exor.
Se ce la farà, è ancora presto per saperlo. Intanto sta contattando un folto mazzo di fondo americani. Ma se alla fine andrà così, Marpionne realizzerà quello che è il sogno di molti manager bravi e ambiziosi: comandare in splendida solitudine
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