Cittadini
Apri-Onlus lancia l’allarme per l’assistenza scolastica dei disabili visivi: “La crisi non può colpire i più deboli”
E’ grande la preoccupazione dei disabili visivi alla ripresa delle attività autunnali. Si prospettano ancora di tagli sui servizi e poche certezze per il futuro. L’Associazione Pro Retinopatici e Ipovedenti (APRI – Onlus) coglie l’occasione della fine della pausa estiva per sottolineare alcune gravi questioni riguardanti i non vedenti e gli enti pubblici: l’ASL TO3 ha imposto un taglio fino al 10% sulle tariffe orarie degli educatori impegnati nell’assistenza scolastica dei disabili visivi. Questo fatto, unito ai ritardi cronici nel pagamento delle fatture, rischia di costringere alla chiusura di cooperative ed agenzie operanti da anni nel settore. Ormai alcune di queste realtà non riescono più a garantire gli adeguamenti contrattuali del loro personale. E la tendenza inaugurata dall’ASL TO3 rischia di estendersi ad altri enti gestori dei servizi socio-assistenziali.
Non esiste alcuna informazione sul destino dei locali abbandonati dal comune di Torino in via Nizza 151, che in passato ospitavano l’ex-Istituto dei Ciechi. Un anno fa vennero sgomberati per la presenza di lana di vetro nelle controsoffittature ma pare che manchino i fondi per la ristrutturazione. Risultato? Stanze e uffici vuoti, compresa la storica biblioteca Braille, unica in Piemonte e l’altrettanto preziosa scuola media “Elene Keller”.
Tempi duri anche per gli insegnanti di sostegno. Continuano a scarseggiare gli insegnanti specializzati e si prospettano tagli di un terzo nella copertura delle ore destinate agli allievi portatori di handicap.
“Siamo molto preoccupati – dichiara il presidente APRI Onlus, Marco Bongi – dopo l’abolizione dei ‘buoni taxi’ da parte del Comune di Torino, la sostanziale paralisi dell’inserimento lavorativo mirato e le difficoltà in campo sanitario, oggi la scure rischia di abbattersi sul diritto allo studio e sui più basilari servizi socio-assistenziali. La nostra associazione comprende le difficoltà portate dalla crisi economica ma vorrebbe che non fossero sempre i più deboli a pagare il conto degli sprechi accumulati per decenni”.
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