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Oltre tre anni per chiudere una causa giudiziaria. Confartigianato fotografa l’Italia che finisce in tribunale

Redazione Quotidiano Piemontese

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avvocatiGli imprenditori italiani, per avere giustizia in una causa civile, devono aspettare in media 1.185 giorni (3 anni e 1 mese). I loro colleghi nel resto d’Europa impiegano meno della metà: 544 giorni. L’Italia è quasi in vetta alla classifica europea per la lentezza della giustizia civile, superata solo dalla Grecia con i suoi 1.300 giorni per chiudere una controversia in tribunale. Questa la fotografia italiana scattata da Confartigianato. Inoltre, le attese nelle aule giudiziarie costano alle imprese italiane 1.032 milioni di euro l’anno.

L’efficienza della giustizia civile è un fattore determinante per l’attività delle imprese e per le condizioni di sviluppo del Paese. La decisione del Governo di affrontare il problema dei ritardi del nostro sistema giudiziario – sottolinea Giorgio Merletti, presidente Confartigianato – è una scelta di civiltà che Confartigianato sollecita da tempo. Le imprese devono poter contare su certezza e rapidità della giustizia civile. Ne va della loro competitività”.

Ad oggi, in Italia, se la durata media per un procedimento civile supera i 3 anni, per definire una procedura fallimentare si arriva a 2.566 giorni (7 anni). Inoltre, i tempi per chiudere una causa variano da città a città. Le attese più lunghe per un procedimento civile presso il tribunale ordinario si registrano nel distretto di Messina con 1.992 giorni, seguito da Salerno con 1.919 giorni, Potenza con 1.831 giorni, Catanzaro con 1.703 giorni e Bari con 1.484 giorni. I tempi più brevi si rilevano nel distretto di Trento con 601 giorni, seguito da Trieste con 656 giorni, Torino (666 giorni), Milano (739 giorni), Brescia  (818 giorni). Secondo Confartigianato, dal 1980 al 2013 negli uffici giudiziari si sono accumulati 5.257.693 procedimenti civili pendenti, al ritmo di 325 pratiche al giorno. Per efficienza del sistema giudiziario, l’Italia è al 24esimo posto tra i 27 Paesi dell’Ue.

Questo nonostante la spesa pubblica per la giustizia in Italia sia sostanzialmente in linea con quella europea: nel nostro Paese si attesta allo 0,3% del Pil a fronte dello 0,4 del Pil registrato nella media Ue.

Tra il 2011 e il 2013 qualcosa è migliorato: la durata media dei giudizi pendenti dinanzi alle corti d’appello è scesa di 26 giorni (da 1.051 a 1.025), quella dei giudizi pendenti dinanzi ai tribunali è diminuita di 29 giorni (da 466 a 437 giorni) e quella dei giudizi dinanzi ai giudici di pace è calata di 9 giorni (da 367 a 358 giorni). Ma la strada per raggiungere la durata media europea di 544 giorni dei procedimenti civili rimane molto lunga: Confartigianato ha calcolato che occorrerebbero 22 anni e 1 mese se si procedesse ad un ritmo costante di riduzione di 29 giorni per ciascun procedimento.

Tra gli imprenditori, a toccare con mano la lentezza della giustizia, sono 582.355 titolari di piccole imprese fino a 20 addetti, di cui 191.456 i titolari di impresa artigiana. I motivi principali di ricorso alla giustizia da parte degli imprenditori riguardano le cause di lavoro (20,5%), seguite da controversie cliente/fornitore (14,4%), rapporti con assicurazione e banca (10,3%) fallimento e diritto societario commerciale (7,4%), eredità e successioni (4,6%), previdenza e assistenza (1,8%).

Inoltre, sempre secondo i dati Confartigianato, l’Italia ha un rapporto fra avvocati e popolazione pari a 379 avvocati ogni 100mila abitanti, il terzo valore più alto in Europa, dietro solo a Lussemburgo e Grecia. I 226.202 avvocati italiani superano del 4,2% il numero di avvocati di Germania e Francia messe insieme.

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