Piemonte
Screening sulla salute dei rifugiati in Piemonte: ferite di guerra, torture e orrori. Ma nessun caso di malattie contagiose. Il report degli specialisti
Non era mai stato condotto uno studio clinico così vasto, su profughi e rifugiati giunti in Italia e in particolare in Piemonte, come quello portato a termine ora da medici e specialisti di “Cammini di salute”, di Torino. Lo scopo era monitorare le condizioni di chi arriva nella nostra terra chiedendo asilo: come stanno? Quali patologie presentano? E quali rischi portano alla popolazione residente? Per quanto riguarda questi ultimi, i quali costituiscono una domanda che sta a cuore a molti, la risposta è dei medici è quanto mai confortante: “Pressochè nessun rischio”. Le malattie infettive, infatti, sono quasi assenti: nessun caso di Ebola (nonostante gli allarmi lanciati da sediziosi xenofobi sui social network), 1 solo di Aids, 4 di epatite, 9 di Tbc. Numeri assolutamente in linea con quelli degli italiani e più in generale di chi risiede in Italia.
Purtroppo, però, la maggior parte dei rifugiati versano in uno stato di complessiva prostrazione. Fra quelli arrivati nel primo semestre del 2014, infatti, ben il 30% ha subito torture nei Paesi di provenienza, portandone ovviamente i segni, anche sotto forma di patologie psichiche. L’8% presenta gravi ferite da guerra. Ci sono donne in gravidanza, bambini anche molto piccoli. Ci sono molte persone sotto choc, come chi è arrivato su un pericoloso barcone i cui scafisti a un certo punto – pochi giorni fa – hanno iniziato a scegliere a casaccio alcuni sventurati da buttare in pasto ai pesci per alleggerire il carico; e non li può consolare l’essere vivi, se i prescelti erano amici, genitori, figli.
I rifugiati vengono naturalmente curati, nel limite del possibile, nell’ambulatorio sito al 29 di via Lemie (zona Madonna di Campagna). Sono attivi anche alcuni mediatori culturali, perchè gli uomini e donne sbarcati sulle nostre coste in tempi recenti provengono 28 Paesi e parlano 34 lingue diverse. Lo screening cui sono stati sottoposti ha dato dunque tutte le risposte sulle loro condizioni di salute; se poi saranno in grado di riprendersi dall’aver dovuto subire la guerra, le torture, l’aver visto il proprio Paese esplodere e averlo dovuto abbandonare per una terra lontana e sconosciuta, non è oggetto di questa analisi, e non è dato sapere.
Iscrivi al canale Quotidiano Piemontese su WhatsApp, segui la nostra pagina Facebook e continua a leggere Quotidiano Piemontese