Cronaca
Granda. La Provincia lancia l’allarme dissesto: “Mentre Cuneo muore, a Roma si discute”
“Queste non sono le solite lamentele, questa volta la situazione è grave. Se qualcosa non cambierà, il taglio di altri 5 milioni di euro sull’esercizio in corso non ci permetterà di far partire le scuole a settembre, gestire il riscaldamento degli edifici, curare la segnaletica stradale, togliere la neve e coprire le buche nell’asfalto. Si va verso il disavanzo, anticamera del dissesto”. Così il commissario della Provincia di Cuneo, Giuseppe Rossetto, si è rivolto ieri ai tanti amministratori locali che affollavano il Centro Incontri per spiegare la situazione drammatica dell’ente. Erano presenti sindaci, consiglieri regionali, rappresentanti delle categorie economiche e produttive, delle forze dell’ordine e dei sindacati.
Rossetto ha spiegato che con l’ultimo taglio di risorse di 5,3 milioni di poche settimane fa e la prospettiva per il 2015 di altri ulteriori 7 milioni la Provincia non potrà stare in piedi. In Piemonte due Province sono già in dissesto e le altre sei lo saranno a breve se non si prenderanno provvedimenti. Il commissario ha chiesto la collaborazione di tutti gli enti locali per impedire “lo scempio di una istituzione gloriosa come questa”. Rossetto ha anche fatto alcune ipotesi per evitare il tracollo come la reintroduzione della tassa sui passi carrai, la dismissione ai Comuni di strade provinciali o la dichiarazione di disavanzo che renderebbe più libere le manovre di bilancio, ma ha anche ribadito la contrarietà a tali provvedimenti “che, oltre a gravare sui cittadini, metterebbero soltanto una pezza insufficiente e non risolverebbero la situazione. Noi non voglia fare la guerra a nessuno nè alimentare polemiche – ha concluso Rossetto – ma non abbandoniamo la nave che affonda. Lo Stato ci dica chiaramente cosa vuole fare: l’abolizione o c’è o non c’è, o sparisci o rimani. Non si possono lasciare le funzioni alle Province, ma togliere i fondi per poterle esercitare. Parafrasando Cicerone si può dire che mentre Cuneo muore, a Roma si discute”.
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