Cronaca
Soccorso alpino tassato: “Ci auguriamo non dover scegliere tra mancato reddito e salvataggio di una vita umana”
Quando impegnati a salvare vite umane, la legge riconosce ai tecnici del Soccorso alpino e speleologico del CNSAS (Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico) che siano lavoratori autonomi il diritto a un rimborso per non perdere la giornata di lavoro. Il rimborso è tassato alla fonte con una ritenuta del 20%, a cui si aggiungevano 2,00 euro a titolo di imposta di bollo. I volontari lavoratori dipendenti hanno diritto di astenersi dal lavoro mantenendo intatto lo stipendio. “In questi giorni – scrive il presidente CNSAS Pier Giorgio Baldracco in una nota- abbiamo appreso che alcuni Uffici territoriali del Ministero del lavoro e delle politiche sociali hanno interpellato l’Agenzia delle entrate (Interpello 954-83/2014 presentata il 17 febbraio 2014) per sapere se debba essere applicata l’imposta di bollo e in quale misura. Il 13 giugno scorso l’Agenzia della Entrate (Direzione Centrale normativa, Settore imposte indirette, Ufficio registro e altri tributi indiretti) ha risposto che sulle istanze, petizioni, ricorsi e relative memorie dirette agli uffici e agli organi (…) dell’amministrazione dello Stato (…) tendenti ad ottenere l’emanazione di un provvedimento amministrativo o il rilascio di certificati, estratti, copie e simili vanno apposte due marche da bollo da 16 euro – per un totale di 32 pari al 44% del rimborso. Questa pesante tassa grava su ciascuna richiesta presentata all’Ufficio del lavoro e della Massima Occupazione per ottenere il rimborso”.
Il CNSAS, che con oltre 8000 interventi l’anno assicura ogni giorno in tutta Italia il soccorso in montagna, sia alla popolazione che ai turisti, dice “no all’interpretazione della norma dell’Agenzia dell’entrate che – ribasisce il presidente Pier Giorgio Baldracco – spreme soldi dai volontari tassando un’indennità che solo in parte compensa un mancato reddito. Chiediamo pertanto che si ponga immediatamente rimedio a questa stortura che sbeffeggia e lede la nostra dignità di soccorritori, di cittadini e di contribuenti. Ci auguriamo – conclude la nota – che gli oltre 7000 tecnici del CNSAS, tra cui tanti montanari lavoratori autonomi e artigiani, di fronte a una richiesta di soccorso e con davanti un intervento che potrebbe durare anche diversi giorni non siano costretti a pensare per un solo momento di dover scegliere tra mancato reddito per la propria famiglia e il salvataggio di una vita umana”.
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