Ambiente
Scatta la mobilitazione del riso del Piemonte contro la concorrenza asiatica: venerdì 11 luglio la manifestazione a Torino
E’ partita la mobilitazione dei risicoltori piemontesi in difesa del riso italiano. I risicoltori piemontesi hanno consegnato le loro richieste ai Prefetti delle province risicole in un documento “Le azioni per dare futuro al settore risicolo italiano e piemontese”, in cui Coldiretti schematizza le azioni che devono essere intraprese per evitare la perdita di un intero comparto e e si preparano alla manifestazione di venerdì 11 luglio a Torino in Piazza Castello davanti al Palazzo della Regione dove sono attesi 1500 risicoltori all’insegna dello slogan: Restituiamo il riso al Piemonte con la presenza del Presidente Nazionale Coldiretti Roberto Moncalvo. Con sullo sfondo Palazzo Reale sarà ricostruita una vera e propria risaia ed ai cittadini sarà offerta una degustazione gratuita di insalata di riso alla piemontese. Le ragioni della mobilitazione partono dal presupposto che una regione, come il Piemonte a forte vocazione risicola, non può accettare che il lavoro delle oltre 2500 imprese per un totale di 8000 addetti sia messo a rischio a causa delle indiscriminate importazioni dall’estero, Cambogia in particolar modo, per l’azzeramento dei dazi doganali da parte dell’Unione Europea e delle sperequazioni all’interno della filiera.
Tra le richieste di Coldiretti Piemonte l’immediata applicazione della clausola di salvaguardia a tutela dei consumatori e dei produttori europei. La mancata tutela della produzione risicola ha generato un aumento negli ultimi tre anni del 1783% delle importazioni dai Paesi terzi. In Italia abbiamo assistito alla riduzione delle superfici coltivate a riso di 15.446 ettari (meno 21% negli ultimi tre anni).
Per Antonio De Concilio, direttore di Coldiretti Piemonte, “Il primo elemento di preoccupazione è che il prodotto importato è introdotto a prezzi che determinano una concorrenza sleale alle produzioni italiane e piemontesi in particolare. Soprattutto è stata ridotta la varietà Indica destinata all’export solo parzialmente riconvertita nella coltivazione della varietà Japonica ovvero le varietà storiche. Ma l’elemento che maggiormente preoccupa è che i prodotti provenienti da tali paesi non offrono sufficienti garanzie in termini di sicurezza alimentare in quanto le tecniche colturali e il sistema produttivo nonché i controlli non sono adeguati e rispondenti alle norme utilizzate in ambito UE. Per questo vogliamo che siano resi noti i dati sulle importazioni e relative industrie destinatarie”.
Coldiretti Piemonte chiede una nuova legge che regolamenti il commercio interno e che introduca l’etichettatura del riso e l’indicazione dell’origine dello stesso su ogni confezione posta in commercio. Inoltre l’Ente Nazionale Risi va riformato e debbono essere incrementate le attività di promozione. Perché tutto questo sia possibile è però necessaria una disposizione comunitaria o almeno nazionale che obblighi le riserie ad indicare l’origine del riso sulle confezioni poste in commercio. Infine Coldiretti chiede l’istituzione di una unica borsa merci nazionale al fine di rafforzare e costruire una filiera risicola che non sia condizionata da figure oggi superate asservite all’industria di trasformazione che ha tutto l’interesse a mantenere inalterata la situazione attuale.
Per Coldiretti la risicoltura va salvata partendo dalle risaie e non dalle riserie. Nel 2013 si è riscontrato un abbassamento dei ricavi complessivi delle aziende risicole italiane che considerati i prezzi medi di campagna hanno portato ad un ricavo di 126 milioni di euro con una perdita di 30 milioni di euro, se si considera i costi di produzione sostenuti dagli imprenditori agricoli risicoli ammontano a 156 milioni di euro, è del tutto evidente il rischio di ridimensionamento e chiusura di molte imprese risicole.
Iscrivi al canale Quotidiano Piemontese su WhatsApp, segui la nostra pagina Facebook e continua a leggere Quotidiano Piemontese