Economia
Lavoro e assunzioni. Il Ministero fotografa l’Italia della crisi economica tra contratti a termine e cessazioni
Una fotografia scoraggiante quella del Ministero del Lavoro che ha redatto il report 2014 su lavoro e assunzioni in Italia. L’indagine evidenzia come nel triennio 2011-2013 l’andamento delle assunzioni nel Bel Paese sia calato di oltre 200mila posti di lavoro a trimestre, -8%. Nel 2012 l’Italia ha registrato -6,2% di impieghi e a fine 2013 -0,8%. La recessione, secondo questo trend, è riconducibile alla crisi dell’euro a livello internazionale e il picco massimo si nota nel 2012. Nel 2013, sebbene in misura molto lieve, si vedono i primi timidi tentativi di risalire la china. Sempre nel corso del medesimo anno, la maggior parte dei contratti di assunzione, attivati dalle società italiane, è a termine, a tempo determinato e solo il 16,4% indeterminato, mentre il numero di contratti di lavoro per ogni singolo lavoratore è incrementato. Il dato medio dei contratti nel 2013 è di 1,78 a persona, che vuol dire che ogni individuo ha firmato più di un contratto in un solo anno, passando così da un’attività all’altra. Niente di stabile, quindi. Il contratto a termine è l’unico che mostri una tendenza positiva, ovvero molte aziende vi ricorrono a dispetto di tutte le altre forme contrattuali e il settore che assume di più è il terziario. A seguire quello dell’industria e dell’agricoltura. Geograficamente, sono minori le opportunità di assunzione nel Nord Italia, passando dal 41 al 39,2% nel periodo considerato.
Aumentate, ma di poco, le assunzioni al Sud, dal 35,1% al 36,6%. Maggiori le assunzioni maschili, in decrescita le femminili, ma le interruzioni di contratto, le cessazioni, sono minori tra le donne rispetto a i colleghi uomini. Per quanto concerne l’età, nel 2011-2013 hanno perso il lavoro uomini e donne dai 35 ai 54 anni. A seguire le fasce d’età: 25-34 anni (27,8%), fino a 24 anni (13,8%) e over 55 (12,4%).
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