Cronaca
Impiccarono Marchionne per protesta, la Fiat licenzia quattro operai di Nola
Licenziati. Quattro operai dello stabilimento Fiat di Nola, in provincia di Napoli, si sono visti recapitare le lettere di fine rapporto per aver violato “i più elementari doveri discendenti del rapporto di lavoro”. Al Lingotto e alla proprietà dell’azienda non è andata giù la manifestazione di qualche giorno fa in cui i quattro lavoratori avevano appeso un manichino con la faccia di Sergio Marchionne ad un cappio, inscenandone la morte. La protesta era relativa al suicidio di una loro collega di reparto, che a maggio si era tolta la vita ad Acerra per le condizioni di precarietà in cui versava dopo essere stata inserita in cassa integrazione.
Marchionne non ha evidentemente gradito il gesto dei suoi operai e li ha licenziati poiché “la gravità degli addebiti sono tali da ledere irreversibilmente il vincolo di fiducia sotteso al rapporto di lavoro, e l’aspettativa di una corretta prosecuzione della collaborazione lavorativa”. I quattro ormai ex dipendenti promettono battaglia e domani saranno davanti ai cancelli dello stabilimento per un presidio dalle 13 alle 15 indetto dai Cobas contro i provvedimenti disciplinari, ritenuti “eccessivi”. Dal Comitato di lotta Cassaintegrati e licenziati di cui i quattro uomini fanno parte, ricordano che “l’accusa è di aver posto in essere un’azione del tutto simbolica e caricaturale con il finto suicidio di Marchionne, all’indomani del vero suicidio di Maria Baratto, nei pressi del polo logistico di Nola in cui da circa sei anni sono ‘confinati’ e in cassa integrazione circa 316 operai, di cui tre si sono tolti la vita a causa della cassa integrazione e della precarizzazione delle proprie gravissime condizioni economiche e sociali”.
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