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GSS Torino, la storia dello sport per i sordi. E ora, dopo la Coppa, può arrivare lo Scudetto
C’è una realtà sportiva di cui si parla poco, in Italia, quando invece conta migliaia di praticanti e offre livelli agonistici assolutamente elevati: è quella della FSSI, la Federazione Sport Sordi Italia, che raggruppa per l’appunto tutta la galassia dell’atletica praticata da chi è affetto da sordità. In particolare, a Torino è attiva fin dal 1929 la ASD Gruppo Sportivo Sordi Torino, riconosciuta dal Comitato Italiano Paralimpico, dove si distingue la squadra di calcio che ha conosciuto palcoscenici europei e mondiali.
Mentre la Nazionale italiana si riunisce a Coverciano per giocare a Firenze contro la Russia, il Torino – per dare un’idea – è di fatto smembrato: ben 12 suoi effettivi, su 18 totali, sono infatti chiamati a vestire l’azzurro. Quello con il Grande Torino è il paragone che si forma automaticamente nella testa di molti. Anche perchè la squadra di Torino è a tutti gli effetti il Toro: nei colori, nello stemma, nei valori morali. I ragazzi che lo formano militano fra la 1° e la 2° categoria, hanno qualità ed esperienza, arrivano da ogni angolo d’Italia, dalla Sicilia alla Romagna passando per il centro. Perchè sì, c’è un fervente calciomercato, anche se si svolge all’oscuro per molti.
E, guidati da mister Paolo Barucco, cercano di restare a galla in mezzo alle difficoltà, che colpiscono il professionismo milionario e tanto più una realtà che vive di piccole sovvenzioni e sponsor; molte società quest’anno non si sono presentate ai nastri di partenza del campionato per problemi economici. Il Torino ha comunque conquistato la sua seconda Coppa Italia della storia (nonché consecutiva), con un clamoroso 6-0 rifilato al Milano (che sta all’Inter come il Torino sta al Toro); i nerazzurri non erano in formazione-tipo, ma comunque la prestazione dei granata, con le doppiette di Cigna e Biasi e le reti di Guzzardi e Matera, ha lasciato a bocca aperta.
E ora, nerazzurri e granata si giocheranno lo scudetto nelle semifinali contro Napoli e Roma. La finale di Coppa è stata giocata con uno spirito “tremendista” anche perchè molti dei torinisti volevano rifarsi della finale- scudetto amaramente persa un anno fa. Ora, il Torino ha tutto per rifarsi, anche se sarà dura, contro formazioni infarcite di nazionali stranieri. I cardini su cui Barucco fonda la squadra sono capitan Mauro Grotto, registra di centrocampo, e il guizzante Jacopo Mannari, ala in grado di disimpegnarsi su entrambe le fasce con la stessa qualità. Il 20 e 21 giugno, a Guidonia, potranno forse prendersi la rivincita dopo la dolorosa sconfitta dello scorso anno, e riportare il titolo a Torino a 20 anni di distanza dall’ultimo.
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