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Ambiente

Anche Asti aderisce al progetto ”Ven.To”, ma ”non sulla ferrovia per Casale: la recupereremo”

Redazione Quotidiano Piemontese

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Brignolo e  Aceto

Brignolo e Aceto

“Ven.To”, il progetto del politecnico di Milano per la creazione di una pista ciclabile di 670 km che lungo il Po colleghi Torino e Venezia, si arricchisce di un nuovo soggetto aderente: è il Comune di Asti, che così diventa la 40esima amministrazione cittadina a dare il proprio beneplacito all’ingresso nell’opera. Lo ha comunicato Clemente Elis Aceto, consigliere comunale, domenica 18 maggio a Moncalvo, al convegno “Greenway Casale-Asti”, perché è proprio quest’ultima la tratta che insisterebbe sul territorio astigiano.Una precisazione però è arrivata, da parte della politica: il tratto di pista non potrebbe utilizzare l’ex linea ferrotranviaria che univa Asti e Casale, perché c’è l’idea di recuperare quest’ultima alla sua funzione originaria. Per Ven.To verrebbero utilizzate diverse strade bianche, che per lo più attraversano scorci paesaggistici dal notevole interesse turistico. L’idea del Comune di Asti è quella di “agganciare” la pista ciclabile che collegherà Torino a Venezia, all’altezza di Casale. Il percorso tra Asti e Casale dovrebbe essere costituito da un tracciato da realizzare su strade bianche esistenti o in parte recuperando il percorso di una vecchia tramvia che decenni fa univa i due centri. Tale ipotesi avrebbe il vantaggio (rispetto ad altre soluzioni prospettate) di non interferire in alcun modo con la ferrovia, la cui riapertura ai treni rimane l’obiettivo prioritario del territorio astigiano.

“Nelle intenzioni dell’Amministrazione astigiana – dichiarano Fabrizio Brignolo, sindaco di Asti e Aceto – c’è l’ambiziosa iniziativa, attualmente in fase embrionale, che dovrebbe dar vita e coordinare una vera e propria rete di comuni interessati alla realizzazione dell’infrastruttura turistica di collegamento al progetto Ven.To, una delle piste ciclabili più lunghe d’Europa, realizzata con l’ausilio di fondi nazionali ed europei. Evidenti sarebbero le ricadute turistiche, occupazionali, economiche e promozionali per i nostri territori candidati a futuro patrimonio Unesco”.

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