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Sabato a Torino ‘Colpevoli di resistere’, manifestazione contro le accuse ai No Tav

Redazione Quotidiano Piemontese

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alberto-perino“La nostra manifestazione del 10 maggio a Torino sarà pacifica, colorata, per famiglie. Ci saranno delle provocazioni e sappiamo bene da dove arriveranno, ma siamo convinti che sapremo tenere i nervi saldi”. Queste le parole di Alberto Perino, leader storico del movimento No Tav, presentando il corteo di sabato. Perino ha sottolineato che secondo il Movimento qualcuno “sta cercando di creare un clima di tensione e di sicuro non siamo noi”. Ancora: “Posizionare dei betafence (strutture in cemento per protegere da eventuali attacchi, ndr) davanti al Palazzo di Giustizia è un modo di alimentare la tensione” ha osservato Perino, secondo il quale, a Torino, le tensioni e gli incidenti delle manifestazioni  del 24 aprile e del primo maggio scorsi sono stati provocati da “imboscate”. “Noi – ha spiegato – non abbiamo un servizio d’ordine, non abbiamo buttafuori affittati dalle discoteche come il Pd. Abbiamo la gente, che terrà gli occhi bene aperti”.
I promotori del corteo sono stati convocati in questura per rappresentare le modalità di svolgimento che potranno essere consentite. La manifestazione, di richiamo nazionale, si intitola ‘Colpevoli di resistere’ ed è una forma di protesta contro le accuse di terrorismo da parte della Procura di Torino a quattro simpatizzanti No Tav coinvolti un anno fa in un attacco al cantiere di Chiomonte e ora in attesa del processo.

Ma Alberto Perino ha spiegato che secondo il Movimento: “La procura di Torino non è svincolata dal governo e dal Pd. Lo sappiamo bene. Ha avuto inviti pressanti perché si occupasse dei No Tav ed estirpasse quella che viene considerata una malapianta. Se opporsi al Tav significa essere terroristi allora siamo terroristi da 25 anni. E lo siamo tutti”. Perino, con i giornalisti, ha fatto un cenno a “cose successe negli anni Novanta”, con un evidente riferimento all’inchiesta su episodi di danneggiamenti in Valle di Susa durante la quale si suicidarono in carcere due giovani anarchici conosciuti come Sole e Baleno. “Da allora – ha detto – il movimento ha fatto dei passi avanti. Ragazzi come loro, oggi, non sono soli, ma fanno parte a pieno titolo del movimento. Non ne sono delle ‘frange’. Anche per questo ci sentiamo tutti coinvolti da certe ipotesi di reato, da certe esasperazioni”.

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