Cronaca
Thyssen, la Corte: ”Ecco perchè non c’è dolo”. Ma la sentenza apre la possibilità di inasprire le pene
Di ieri sera il pronunciamento della Cassazione sul rogo della Thyssen, che ha sconcertato l’opinione pubblica; stamattina abbiamo anticipato alcuni dei temi su cui la suprema corte ha fondato la propria decisione e da fonti affidabili e vicine alla Cassazione sono venute precisazioni che favoriscono una lettura ‘più positiva’ (per le vittime) della sentenza. Lo stesso presidente Giorgio Santacroce ha diffuso una “informazione provvisoria” in cui vengono argomentati in maniera più approfondita gli elementi più importanti: “Il dolo eventuale si configura solo se l’agente prevede chiaramente la concreta, significativa possibilità di verificazione dell’evento e, ciò nonostante, si determina ad agire. Occorrerebbe la rigorosa dimostrazione che l’agente si sia confrontato con la specifica categoria di evento che si è verificata”.
L'”agente” della nota è, in parole povere, l’insieme dei soggetti imputati nel lungo processo e ritenuti responsabili della strage. Fra questi c’è l’ex dirigente Raffaele Salerno, che guidava lo stabilimento torinese al momento del rogo, e che oggi si dichiara “l’ottava vittima di questa storia”; c’è stata, sostiene, l’intenzione di “prendere di mira la Thyssen e di farci a pezzi, ma là dentro andava tutto benissimo e io sono disgustato perchè non ho fatto nulla di male, nulla”. Parole che non mancheranno di rafforzare una polemica già vibrante.
Le precisazioni e le puntualizzazioni di fonti autorevoli e vicine alla Cassazione hanno però chiarito le reali potenzialità della sentenza che apre la possibilità – secondo vari giuristi si tratta della possibilità ‘più concreta’ – di un inasprimento delle pene rispetto alla sentenza d’Appello. Spiegano le fonti romane: “Il rogo della Thyssen è un fatto di drammaticità senza precedenti e la Cassazione ha creato le condizioni di diritto perché nel nuovo processo d’appello possano essere inflitte agli imputati le pene in assoluto più alte che siano mai state irrogate per incidenti di questo tipo. Abbiamo riconosciuto tutte le colpe configurabili e abbiamo detto che la rimozione delle cautele infortunistiche deve essere considerato come reato a sè stante. E’ la prima volta che questo succede”. Dettaglio importante confermato anche dal pm Guariniello: “Chiederemo un aumento delle pene, perché non c’e’ un solo reato ma due reati. Era ciò che avevamo sostenuto nel nostro ricorso e i giudici hanno accolto la nostra tesi: i due reati resistono come reati autonomi, dunque è possibile applicare pene più severe”.
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