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Turisti in arrivo, Fassino si preoccupa di panchine, bagni e muri sporchi: “Torino è pronta?”

Redazione Quotidiano Piemontese

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2e42843a-a4c5-4244-baff-9abfba427de8_590_590_0È preoccupato il sindaco Fassino e, a guardare la realtà, forse ne ha ragione. L’Expo del 2015 si avvicina, Papa Francesco sta già scaldando le gomme della papamobile per venire a rendere omaggio alla Sindone, Torino è tornata nei radar delle agenzie turistiche e le vie della città con i primi caldi si stanno riempiendo di bus che scaricano visitatori da ogni parte del mondo. Tutto molto positivo, ma, come ha chiesto ieri il primo cittadino in giunta, “siamo pronti?”. A preoccupare sono tutti quei servizi essenziali che un turista nota immediatamente mentre passeggia nel centro cittadino: bagni pubblici, panchine per sedersi e pulizia delle strade.
“Tutte le panchine che avevamo in magazzino sono state riparate e rimesse, diciamo, in servizio” hanno spiegato gli assessori Ilda Curti e La Volta per giustificare i loro sforzi e far capire che il problema deriva inevitabilmente dalla carenza di risorse economiche. I wc pubblici sono gestiti da tre società diverse: la Igp Decaux ottenne l’appalto per venti nuove cabine installate appena prima delle Olimpiadi; la gran parte dei bagni è curata dalle cooperative che si occupano della manutenzione nei parchi cittadini, mentre vicino ai mercati la pulizia dei wc tocca ad Amiat.
Nei prossimi anni Torino dovrà essere splendente per esaltare al meglio le manifestazione internazionali che si svolgeranno sotto la Mole e per questo un altro tema dolente potrebbe essere la pulizia di muri e facciate delle case. Per quanto riguarda i condomini privati, a partire dal 2017 dovrebbe entrare in vigore la “periodicizzazione” del piano colore, approvato nel 1997, e che prevede l’obbligo di ridipingere le facciate delle case che non abbiano sostenuto simili lavori negli ultimi vent’anni. Per quanto concerne invece i portici e gli edifici pubblici, nel 2011 il Comune spese più di 250mila euro per prepararsi ai festeggiamenti del 150 anni dell’Unità d’Italia e ora rischia di doverne spendere ancora di più.

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