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Cronaca

Le fiamme gialle di Torino scoprono associazione che impiega 65 infermieri in nero

Redazione Quotidiano Piemontese

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infermiereSessantacinque lavoratori in nero e una maxi sanzione fino a 780mila euro. Questi i numeri della recente operazione della guardia di finanza di Torino nei confronti di una associazione di infermieri che, in realtà operava come una vera e propria attività commerciale nel campo sanitario. Le indagini militari nascono dalla segnalazione di un lavoratore, esasperato dalla mancanza di regolarità del suo impiego che, dopo aver sollecitato chiarimenti al proprio datore di lavoro sula sua posizione professionale, ha deciso di rivolgersi alle fiamme gialle esponendo le anomale condizioni lavorative, non solo sue ma di tutto lo staff di colleghi. L’ente associativo in questione, istituito da un cittadino di origine rumena di 46 anni, aveva  stipulato convenzioni e contratti di collaborazione professionale con rinomate strutture sanitarie piemontesi per la fornitura di personale infermieristico, effettuando prestazioni che spaziavano dalla generica assistenza a ruoli più specifici come tecnico di sala operatoria o personale di pronto soccorso. La forma giuridica dell’associazione tra professionisti prevede precise caratteristiche, quali l’autonomia decisionale, l’utilizzo di mezzi e strumenti di lavoro propri, l’assenza del vincolo di subordinazione e del conseguente potere sanzionatorio nei confronti degli associati.

Le indagini svolte dai militari di Orbassano hanno, però accertato che il personale dell’associazione di fatto svolgeva la propria professione con orari prestabiliti certificati da badge, come dipendenti aziendali pur non essendolo. Inoltre, le prestazioni lavorative non venivano retribuite in maniera adeguata, secondo un profilo professionale di un lavoratore autonomo e gli associati erano privi di autonomia decisionale riguardo a modalità, tempi e luoghi di svolgimento della prestazione. In pratica, fungevano da subordinati senza contratti da lavoratori dipendenti.

Tali presupposti, infatti sono tipici di una tipologia di lavoro dipendente, con tanto di tutela previdenziale ed assistenziale, piuttosto che di uno autonomo. Al momento, il rappresentante legale dell’ente associativo rischia  una sanzione amministrativa fino ad un massimo di 12mila euro per ciascun lavoratore.

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