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Piemonte

Sacra Sindone risalente al Medioevo, un nuovo studio mette in dubbio la datazione

Redazione Quotidiano Piemontese

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Un nuovo studio. E nuovi dubbi. L’oggetto del discorso è la Sacra Sindone di Torino, il lenzuolo di lino conservato nel Duomo di Torino, sul quale è visibile l’immagine di un uomo che porta segni interpretati come dovuti a maltrattamenti e torture compatibili con quelli descritti nella passione di Gesù.

La questione, invece, riguarda la sua datazione con la tecnica del radiocarbonio, che fa risalire il sacro lino all’epoca medioevale e che verrà messa in discussione.

Sono questi i due fili conduttori protagonisti dell’incontro annuale del comitato scientifico del Centro Internazionale di Sindonologia, a cui parteciperanno fisici, medici, storici, chimici e biologi, che si terrà il 5 e il 6 maggio a Chambéry, in Savoia. 

Spiega a La Stampa, Paolo Di Lazzaro, dirigente di ricerca dell’Enea di Frascati, che interverrà al dibattito: “Il calcolo che trasforma il numero di atomi C-14 nell’età di un tessuto presenta maggiori incertezze rispetto ad altri campioni solidi (ossa, manufatti, etc.) a causa della maggiore permeabilità del campione tessile agli agenti esterni (digestione batterica, muffe, sporcizia) (corsivo, ndr).

A causa di queste incertezze, rimarca Lazzaro, proprio una delle aziende più famose per la datazione C-14, la Beta Analytic, è oggi cauta riguardo la datazione perché riconosce che “i campioni tessili necessitano di maggiori precauzioni rispetto agli altri materiali”.

La stessa Beta Analytic, ricorda La Stampa, spiega che “la datazione di tessuti si effettua solo nell’ambito di una ricerca multidisciplinare e che i campioni prelevati da un tessuto trattato con additivi o conservanti generano un’età radiocarbonica falsa”. Ergo: dato che la Sindone in passato è stata in contatto con altri materiali conservanti e anti-tarma, la sua datazione potrebbe essere falsa o quantomeno falsata.

Non solo: Paolo Di Lazzaro critica le parole usate dai ricercatori che avevano datato la Sindone nel Medioevo e avevano pubblicato lo studio sull’autorevole rivista nature: “prova definitiva” sono parole che in scienza sono inusuali, spiega.

Non bastasse durante il convegno si discuterà anche di un secondo studio a firma di Marco Riani, statistico e professore di Tecniche di ricerca ed elaborazione dati all’Università di Parma.

Che, spiega La Stampa:

Analizzando i dati pubblicati su «Nature» aveva scoperto un’età che in modo anomalo «aumenta costantemente a mano a mano che ci si sposta da un pezzettino all’altro adiacente», un fatto che «suggerisce la presenza di una contaminazione che può aver falsato i risultati».

Riani aveva inoltre scoperto che l’analisi statistica «fornisce risultati coerenti solo distribuendo i dati su tre dei quattro lembi consegnati ai laboratori per le misure».

Questo significa che solo tre lembi di lino furono datati nel 1988, e uno dei due lembi consegnati al laboratorio di Tucson non venne in realtà mai datato. «Di conseguenza – spiega di Lazzaro – scopriamo che sull’articolo di Nature è dichiarato il falso: non è vero che tutti i lembi sono stati datati». 

 

 

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