Cronaca
Le bidelle incatenate davanti al Comune di Torino contro i tagli: da qui non ci muoviamo
Maria, Cristina, Gabriella, Elisa, Mattea, Rayka e Patrizia si sono incatenate davanti al Comune di Torino martedì mattina. A quell’ora sarebbero dovute essere a scuola, a badare ai bambini, spazzare i corridoi o portare una circolare alla maestra del secondo piano. Invece hanno portato delle sedie di plastica, quelle larghe, con le gambe in ferro che i dirigenti scolastici comprano per riempire le aule magne, un tavolino da campeggio, un gazebo e qualche coperta. Hanno passato una lunga catena tra le sbarre che circondano il monumento al Conte Verde (ironia della sorte, sotto il suo regno il Piemonte visse un periodo di grande prosperità) e l’hanno chiusa intorno ai loro fianchi con un lucchetto: Maria, Cristina e tutte le altre da sabato saranno senza lavoro.
Il 1° marzo scade infatti il contratto di lavoro che legava le cooperative di operatrici e bidelle alle scuole torinesi (e di tutta Italia) e la bozza di riforma in discussione in questi giorni in Parlamento ha prospettato un taglio del 33% in Piemonte. Nel concreto, ciò significa passare da 38 ore di lavoro settimanali ad appena 12 per ogni scuola, con alcune lavoratrici che potrebbero vedere il loro orario ridotto a circa 45 minuti al giorno. Il monte ore era già stato ridotto del 25% dalla riforma Gelmini e tra poco più di 24 ore le donne incatenate in piazza Palazzo di Città e rappresentanti centinaia di colleghe in tutta la regione, si vedranno ridurre lo stipendio dagli attuali 7-800 euro a meno di 200.
Resteremo qui finché non vedremo qualcosa di scritto – afferma risoluta Cristina Palma, rappresentante sindacale e promotrice della protesta -. Ieri Fassino è sceso per incontrarci e ci ha garantito il suo appoggio, ma noi non ci muoviamo da qui se non verrà concesso l’affidamento diretto dell’appalto alle cooperative.
Quello dei troppi passaggi di mano dei contratti è uno dei problemi principali per chi, ultimo anello della catena, si trova troppo spesso a pagarne le conseguenze.
Ad oggi il Comune concede l’appalto alla Consip, società pubblica che a sua volta lo gira al Csn, l’organismo che raccoglie le cooperative sociali a livello nazionale e che decide poi a quale ente affidare la gestione di una determinata scuola. È un gioco di scatole cinesi con fondi sempre minori ad ogni passaggio. Però a pagarne le conseguenze non siamo solo noi lavoratrici, ma le scuole stesse che non hanno più personale, si abbassa il livello del servizio e ne risentono poi i bambini, lasciati senza sorveglianza e con aule e bagni sporchi.
Al presidio torinese c’è un gran via via, con i colleghi che, pur continuando a lavorare per senso di responsabilità e per garantire un servizio minimo negli istituti elementari di Torino, appena smontano, vengono a solidarizzare con le sette donne terribili sedute di fronte alle finestre del potere cittadino. Ci sono anche i mariti, venuti a passare qualche ora al freddo al fianco delle mogli imbacuccate e anche i figli.
Mia figlia capisce il momento difficile che stiamo affrontando. Molti di noi sono l’unica fonte di sostentamento per famiglie monoreddito e trovarsi a 58 anni letteralmente in mezzo ad una strada non può far piacere, confessa amara Maria.
La Cgil piemontese ha inviato un camper attrezzato in cui, tra un megafono e le provviste portate da parenti e amici, le donne trovano rifugio nelle ore più fredde della notte. I politici locali non smettono di dimostrare il loro appoggio alla causa, come annuncia il consigliere comunale Luca Cassiani, venuto in rappresentanza del Pd con alcuni rappresentanti delle circoscrizioni:
Abbiamo inviato una comunicazione via mail ad ogni singolo parlamentare eletto sul territorio piemontese per convocarli alla manifestazione organizzata qui davanti al Comune lunedì alle ore 12.
“Lunedì è tardi!” brontola qualcuno, ma Cassiani conferma la volontà di procedere entro il weekend ad una proroga di un mese dei contratti che permetta di avere i tempi tecnici per ridiscutere poi i tagli. Lunedì, oltre a politici, sindacati e alle cooperative coinvolte direttamente dalle manovre di Roma, ci saranno anche coloro che di bidelli e bidelle hanno più bisogno: i bambini delle scuole elementari ed i genitori, che già ieri sera (giovedì 27, ndr) si sono ritrovati al fianco delle donne incatenate per una cena. Un piccolo momento di calore umano nel gelo dei numeri che rischia di gettare sul lastrico centinaia di famiglie.
Le foto del presidio delle bidelle davanti al Comune di Torino
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