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Lavoro

La riformina del Csi Piemonte non piace a nessuno salvo alla destra: il PD tace dopo ave gestito per anni l’ente ?

Redazione Quotidiano Piemontese

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csi-piemonteLa giunta regionale sembra spaccata sulla riformina del Csi Piemonte. Nei retrobottega si sibila che gli assessori Vignale, Porchietto e Pichetto non sono per niente contenti della rivoluzione organizzativa del Csi che sembrerebbe perfetta per poi cedere la parte buona dell’azienda a potentati politici della destra politica. Dal PD non ci sono segnali di vita che vogliano commentare in un senso o nell’altro la situazione che si è creata. Diversa la posizione di Sel e del Movimento 5 Stelle che sono contrari alla decisione presa dal consiglio di amministrazione dell’ente.

Per Davide Bono del Movimento 5 Stelle
L’ennesima riforma del CSI, decisa da un Cda con al suo interno rappresentanti della Regione che forse non sarebbero legittimati (almeno politicamente) a fare, essendo stati nominati da una maggioranza che non c’è più. Rimane la soddisfazione di avere stoppato per tre lunghi anni le mire di svendita e spezzatino dell’azienda a privati, magari amici.
Con il ddl 262 definitivamente in pensione, la nuova legislatura si aprirà con la possibilità di fare finalmente efficienza ed innovazione, assicurando le commesse dell’ICT in Sanità al CSI. Questo, con l’obbligo di portare a termine entro breve quanto già sviluppato su ricetta elettronica e fascicolo sanitario elettronico, senza però preclusioni verso progetti funzionanti che altre ASL hanno assunto: penso ad esempio al programma di digitalizzazione dei referti dell’ASL TO2. Fare rete e non spezzettare per mantenere le competenze nel pubblico, garantendo occupazione e standard dei servizi. E’ ovvio che non solo i lavoratori del CSI, ma anche i piemontesi dovranno stare molto attenti a cosa voteranno in Regione a primavera: se il centro-destra l’abbiamo conosciuto, non si può dimenticare che Chiamparino ha rappresentato per Torino il propugnatore numero uno dell’indebitamento prima e delle privatizzazioni poi delle aziende torinesi, portate poi avanti da Fassino.
Secondo Monica Cerutti di Sel
Nonostante la situazione caotica che sta vivendo la Regione il Cda del CSI-Piemonte ha approvato oggi la riorganizzazione dell’ente come se niente fosse. A nostro avviso si tratta di un provvedimento politicamente illegittimo a fronte di una Giunta e di un Consiglio abilitati solo agli atti indifferibili e urgenti. Come avevamo ipotizzato nei giorni scorsi hanno proceduto nella riorganizzazione in Agenzia e Fabbrica semplicemente utilizzando due nomi diversi, “Gestione Enti” e “Produzione”. E’ stato dichiarato che “Le due nuove componenti del Consorzio sono autoconsistenti e dotate di tutte le capacità e le competenze professionali necessarie per conseguire l’efficienza e la flessibilità che oggi sono assolutamente necessarie in un contesto che ha visto e vede la progressiva contrazione delle risorse economiche disponibili”. A questo punto crediamo che il valore strategico e industriale che il CSI ha acquisito in tutti questi anni sia fortemente pregiudicato, la creazione di due aziende non può essere un’azione di razionalizzazione ed efficienza del sistema dell’ICT pubblica. In più non essenso basata questa azione su un piano industriale non ci è chiaro come l’agenzia, che diventa “Gestione Enti”, possa essere sostenuta economicamente dagli enti consorziati in quanto le risorse delle commesse informatiche sarebbero in capo alla Fabbrica/Produzione. Si configurano quindi costi aggiuntivi che la Regione in primis dovrebbe sostenere. Fattore in netto contrasto con “la progressiva contrazione delle risorse economiche disponibili”.

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