Piemonte
Rita Levi-Montalcini manca già da un anno
Sembra ieri e così è. Un anno fa, il 30 dicembre 2012, scompariva una delle menti più grandi dell’ultimo secolo, anzi degli ultimi 103 anni. Tanti ne aveva Rita Levi-Montalcini, nata a Torino, morta a Roma, tornata a Torino per la sepoltura (nel campo israelitico del Cimitero Monumentale), patrimonio del mondo.
Neurologa, senatrice, premio Nobel, ma soprattutto mente eccelsa, spirito libero della ricerca, una predisposizione d’animo aperta all’infinito che stranamente si conciliava con un’immagine rigorosa, austera.
Nata in un periodo in cui le donne potevano al massimo cucinare la cena e non di certo diventare scienziate, cresciuta tra due guerre, infiniti tentativi di cattura e deportazione, educata allo studio, alla scoperta, al metodo. Dopo aver girovagato per l’Italia, si spostò poi negli Stati Uniti per insegnare, ma soprattutto imparare ancora molto da quei neuroni e fibre nervose che furono la passione della sua vita e che gli valsero il premio più ambito.
Le motivazioni del Nobel per la medicina per la scoperta dell’NGF sono ciò che più le rende giustizia:
La scoperta dell’NGF all’inizio degli anni cinquanta è un esempio affascinante di come un osservatore acuto possa estrarre ipotesi valide da un apparente caos
Osservatrice acuta della realtà e della contemporaneità divenne figura di riferimento del mondo scientifico, ma ciò che più ci piace ricordare oggi, a un anno esatto dalla sua scomparsa, fu quello che disse in occasione del suo 100 esimo compleanno:
Il corpo faccia quello che vuole.
Io non sono il corpo: io sono la mente
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