Cultura
Una suora dal CIE di Torino: questi centri sono peggio delle Carceri
In un’intervista a Repubblica realizzata dalla Presse suor Anna che parla dietro uno pseudonimo e che presta la sua opera al CIE di via Santa Maria Mazzarello esprime il suo pensiero sulla situazione nei CIE
Io sono una religiosa e sono contro la violenza. Ma se vivessi così non so dire se mi comporterei diversamente da loro. Obbligare delle persone a restare senza fare niente per mesi vuol dire esasperarle. Sono costretti ad aspettare uno che ti accenda la sigaretta e l’altro che ti autorizzi a farti la barba. Neanche in carcere si fa così. Sono completamente dipendenti dalle persone che sono lì per sorvegliarle.
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Psicofarmaci? Non so, dopo un po’ li vediamo imbambolati
Comunque il problema, prosegue, è anche nelle piccole cose: “Molti devono ricevere pacchi dalla famiglia e molte volte vengono respinti”. C’è un abuso di psicofarmaci? “C’è un’esasperazione che è brutta e quindi crea situazioni di squilibrio anche in persone che tutto sommato sarebbero normali da un punto di vista sanitario. Molte volte sono loro che li chiedono, dicono che non ce la fanno. Di preciso non saprei dire. Però è vero che vediamo arrivare ragazzi attivi e dinamici e dopo un po’ li vediamo imbambolati.
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I Cie non hanno senso, vanno chiusi
Io vorrei contribuire alla chiusura dei Cie. Io non accuso le persone, accuso il sistema. Non hanno nessun senso, sono uno sperpero di soldi e sono contro la dignità delle persone. Noi diamo telefoni e schede per cercare di favorire la comunicazione con l’esterno ma questi sono solo palliativi. Il problema è alla radice. Con i 50 euro al giorno che ciascuno costa al Cie si possono finanziare progetti di inserimento. L’anno scorso hanno fatto un’area nuova, hanno speso milioni. E’ finito tutto bruciato, adesso non c’è già più niente, è rimasta solo una stanza.
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