Economia
Per la Fiat e per Marchionne il futuro è sempre più difficile: mercato sempre in caduta libera e problemi per avere le azioni di Chrysler di Veba
Nuove brutte notizie per il Gruppo Fiat che in novembre ha immatricolato in Europa oltre 55.600 vetture, pari akil 5,8 per cento in meno nel confronto con un anno fa. La quota del gruppo è del 5,7 per cento, in calo di 0,4 punti percentuali rispetto all’anno scorso. Secondo Fiat il risultato è stato fortemente penalizzato dal risultato negativo in Italia (-4,5 per cento) ovvio mercato di riferimento del Gruppo Fiat. Ma la situazione è anche molto molto ingarbugliata per quello che riguarda la trattativa con Veba per per l’acquisto del 41,5% delle azioni Chrysler. Racconta Massimo Giannini su Repubblica
Purtroppo per l’Italia e per la Fiat, il sogno americano di Sergio Marchionne sta diventando un incubo. L’impasse con Veba non si sblocca. L’acquisto del 41,5% delle azioni Chrysler in mano al fondo di proprietà del sindacato a stelle e strisce Uaw, che consentirebbe al Lingotto di arrivare al 100% della casa di Auburn Hills, è ancora lontano. Lo ostacolano le divergenze sul prezzo della quota (intorno ai 5 miliardi secondo gli americani, non più di 3 secondo le stime dei torinesi) e le differenze sugli andamenti di mercato (eccellente la quota Usa, pessima quella italiana).
E così la fusione si allontana, mentre si avvicina la prospettiva che nel frattempo Veba avvii con una Ipo la quotazione di Chrysler a Wall Street. Se questo avvenisse, nei primi mesi del 2014, per Marchionne sarebbero guai. A fine aprile, insieme all’annuncio dei risultati finanziari del primo trimestre, il «ceo» dei due mondi dovrebbe rivedere l’aggiornamento al piano quinquennale. Nel frattempo i nuovi azionisti del colosso di Detroit potrebbero rinunciare in via definitiva alla fusione. Nessuno se lo augura.
Ma bisogna pur fare i conti con la realtà. E la realtà dice purtroppo che ormai i rapporti di forza tra Torino e Auburn Hills, com’era prevedibile, si sono totalmente invertiti a vantaggio degli americani. Lo dicono i numeri di bilancio. Lo stallo finanziario e l’andamento del mercato pesano enormemente sulla parte Fiat del gruppo. Nei primi nove mesi del 2013, su un totale di 2,4 miliardi di euro di utile di gestione, la parte non-Chrysler ne ha generati appena 177 milioni. A livello di risultato netto, l’utile totale di 655 milioni si trasforma in un passivo di oltre 700 milioni senza la parte Chrysler. Detta più brutalmente: senza la filiale americana di Detroit, quella europea di Torino non regge la competizione globale.
Lo confermano i numeri del mercato. A novembre le vendite di auto e veicoli commerciali di gruppo sono aumentate del 16% a 142.275 unità, il miglior risultato dal 2007. Peccato che questa tendenza positiva riguardi tutti i marchi del gruppo, tranne la Fiat. Il marchio Jeep ha registrato un boom del 30%, il marchio Ram Truck ha ottenuto una crescita del 25%, il marchio Chrysler ha registrato una incremento del 12%. Il marchio Fiat, per contro, ha incassato un meno 15%, precipitando a meno di 3 mila unità.
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