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Inaugurata a Torino la mostra su “Lo sport europeo sotto il nazismo”. A partire da Jesse Owens – fotogallery

Redazione Quotidiano Piemontese

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Jesse-Owens-et-Luz-LongCarl “Lutz” Long e Jesse Owens che si scambiano una stretta di mano ed i complimenti per la finale del salto in lungo appena disputata. Owens, atleta afroamericano con indosso la casacca USA, ha vinto con un salto, il terzo, di 8,06 m, mentre il tedesco Long si è fermato a 7,87 m.
Immagini di quotidiana sportività, ma inserite in un contesto che ne modifica irrimediabilmente la valenza storica: siamo all’Olympiastadion di Berlino, è il 4 agosto 1936 e, davanti ad Hitler e al mondo intero, si stanno svolgendo i XI Giochi olimpici.
Questa foto è diventata il simbolo dei legami tra le persone che nemmeno la ferocia di un’ideologia come il nazifascismo riuscì a distruggere. Long, l’atleta che il Fuhrer stesso aveva scelto per vincere in quella disciplina, non si fece problemi a complimentarsi con il prodigioso Jesse Owens e, anche se la censura del Reich vietò la pubblicazione di quell’immagine, la storia ci ha tramandato quei sorrisi e l’amicizia che nacque tra i due a dispetto di tutto e tutti. Lo ha ricordato questa mattina Laura Fontana, corrispondente per l’Italia del Mémorial de la Shoah di Parigi e curatrice della mostra “Lo sport europeo sotto il nazismo”, di cui vi abbiamo parlato qualche giorno fa e di cui potete vedere la nostra fotogallery (credit Galileo Tarricone).

Insieme alla professoressa Caroline François ci siamo impegnate per portare questa mostra qui a Torino, al Museo diffuso della Resistenza. Abbiamo lavorato per oltre un anno al fine di ampliare la sezione relativa allo sport italiano, imbattendoci in difficoltà burocratiche, economiche e palese ostruzionismo. Ho interpellato personalmente numerose federazioni e comitati sportivi, tra cui anche il Museo Olimpico di Losanna, per ottenere documenti, oggetti e reperti utili, ma tutti ci hanno negato la loro collaborazione.

La dott.ssa Fontana ha sottolineato come questa mostra, già presentata a Parigi (13.000 visitatori in pochi mesi), Tolosa, Bologna e prossimamente Poitiers, sia stata curata secondo i più rigidi criteri scientifici e con il supporto di storici affermati e documenti inediti, perchè “con la storia si deve essere precisi al 100%”.

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Durante la conferenza stampa di inaugurazione sono intervenute le istituzioni locali che hanno collaborato alla realizzazione dell’evento. Dopo i ringraziamenti del direttore del Museo Giuseppe Vaglio e del vicepresidente del Consiglio regionale Roberto Placido, è toccato all’assessore alla cultura Michele Coppola e alla direttrice del comparto istruzione e sport Paola Casagrande ricordare quanta tenacia ci sia voluta da parte delle istituzioni locali per realizzare questo evento in Piemonte.
La comunità ebraica torinese, rappresentata dal vicepresidente Emanuele Segre, si è detta entusiasta della possibilità per i più giovani (sono attese oltre 80 classi nei prossimi giorni) di conoscere da vicino la storia personale, oltre che sportiva di grandi campioni, altrimenti cancellati dall’oscurantismo del periodo 1936-1948, senza dimenticare che “la strada per superare certi pregiudizi ed ideologie è ancora lunga”.

Dopo quella storica finale del salto in lungo Hitler mandò Lutz Long al fronte, deluso dalla sua mancata vittoria contro un “non ariano”, ma il biondo atleta tedesco, morto in battaglia in Sicilia nel 1943, non smise mai di considerare Owens un amico, continuando un fitto scambio epistolare con lui fino alla morte. Owens, anni dopo, tornò in Europa per cercare il figlio del suo rivale di un tempo, lo trovò e ne divenne il padrino.

Un’istantanea utile a ricordare, con le parole di Laura Fontana, che “bisogna sempre rappresentare quel briciolo di luce che filtra anche dalla storia più buia”.

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