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Le truppe cammellate dei signori delle tessere all’assalto delle elezioni del Pd in Piemonte

Redazione Quotidiano Piemontese

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pdContinuano le polemiche e le denunce per le iscrizioni last minute e per le pratiche scorrette nelle elezioni delle cariche elettive ai vari livelli nelle diverse sezioni del Pd del Piemonte. Nei giorni scorsi c’è stata la denuncia della situazione ad Asti. I militanti veri si sentono frustrati e presi in giro per quanto sta succedendo. In alcune sezioni del PD come Barriera di Milano, Vanchiglia e Santa Rita ci sono stati veri boom di iscrizioni che non sono fenomeni fisiologici, ma alterazioni del voto. Dal centro del partito stanno arrivando degli ispettori, ma la situazione è magmatica e si arrivano a trovare sezioni in cui il 25% dei votanti è fatto da fantasmi politici. La situazione al circolo Pd Santa Rita secondo il Fatto Quotidiano 

Circolo Pd di Santa Rita, quartiere popolare di Torino. Nella giornata di voto per l’elezione del segretario provinciale si sono iscritte oltre cento persone. Nei giorni scorsi, proprio per controllare la regolarità dei tesseramenti è arrivato Giovanni Lunardon, ispettore inviato da Roma. A Santa Rita sui circa 400 votanti i nuovi rappresentano un quarto degli elettori. Molti militanti del partito e i ‘Resistenti democratici’ denunciano l’arrivo di ‘truppe cammellate’ istruite da uno dei ‘signori delle tessere’ di Torino, Andrea Stara, consigliere regionale indagato per peculato e finanziamento illecito ai partiti nello scandalo dei rimborsi ai gruppi consiliari.

Il Corriere della Sera parla di un vero e proprio psicodramma che però ha già condizionato pesantemente le cose politiche piemontesi.

Accadono miracoli, in una zona dove negli ultimi anni il Pd ha fatto parlare di sé soprattutto per il calo delle tessere, più che dimezzate rispetto al 2011. Al circolo di Santa Rita-Mirafiori, per dire, la bellezza di 111 iscritti in un sol giorno. Alla Barriera di Milano assistono compiaciuti alla moltiplicazione di pani, pesci e tessere: dai 346 iscritti del 10 ottobre si è passati ai 464 del 16 ottobre per arrivare ai 611 della scorsa settimana, fino agli attuali 745, con quest’ultimo dato ancora ufficioso, ché alla provvidenza non bisogna mai porre limiti.

All’interno del partito le accuse di compravendita, pacchetti di tessere che passano di mano, si sprecano e sono reciproche, perché nessuno ha la prova della colpevolezza altrui. «C’è un clima cupo e pesante. Ne consegue una tensione e un livello di attenzione molto forti, ma non bisogna fare di tutta l’erba un fascio».

Giovanni Lunardon, l’osservatore giunto da Roma, si accontenta di aver risolto il mistero delle 26.000 tessere bianche spedite nei circoli, numero davvero abnorme. Errore di invio, e così sia. Resta la marcia trionfale dei nuovi iscritti. «In alcuni circoli ci sono stati incrementi ben superiori alla media. Se scopriremo il dolo, saranno provvedimenti severi. Un congresso regolare è interesse di tutti».

Comunque vada, rimarrà uno sfregio sulla facciata della città modello del centrosinistra. La diatriba sulle tessere fa emergere realtà scomode, che a Torino possono essere tollerate, come lo sono state finora, solo in tempo di pace. La movimentazione massiccia delle tessere è attribuita da tutti i contendenti a Salvatore Gallo. Un uomo solo al comando, nel Pd torinese. A stare bassi, controlla circa il venti per cento delle tessere.

A volte ritornano. Nella Torino degli anni Ottanta, Gallo era il ras di Bettino Craxi. Lui, defilato oggi come allora, controllava il partito dall’interno, nel nome e per conto di Francesco Froio, ex parlamentare Psi e soprattutto primo presidente della Sitaf, la società dell’autostrada Torino-Bardonecchia.

Fu consigliere comunale dal 1985 al 1992. Lasciò la scena a causa di una storia di mazzette e ospedali per la quale fu condannato. Era troppo anche per Salvatore detto Sasà, detto «l’uovo» per l’indubbia capacità di galleggiamento. Chiese aiuto a Froio, che gli aprì la porta della Sitaf. Ancora oggi Gallo è presidente di Sitalfa, una controllata che gestisce gli appalti della casa madre, da sempre porto sicuro per i rappresentanti piemontesi del centrosinistra.

La politica ha continuato a rappresentare una passione, sua e della famiglia, sempre in virtù della disponibilità di un notevole pacchetto di voti aumentato durante il transito per la Margherita prima dell’approdo definitivo nel Pd. Con Sergio Chiamparino non è mai stato amore. Gallo gli fece la guerra nei congressi locali, ottenendo consensi talvolta anche superiori al 20 per cento in ogni circolo cittadino. Il suo tesoretto non dispiacque a Piero Fassino quando si trattò di raccogliere firme per le primarie cittadine. Apparvero articoli maliziosi su comitive, di dipendenti Sitaf e non solo, spediti in pullman al seggio.

«Non è da oggi che nel Pd di Torino si è insediato e consolidato un sistema nato nel vecchio Psi. Il metodo è noto: si scala il partito facendo tessere a macchinetta». A parlare è Stefano Esposito, senatore Pd in eterno odor di eresia, autore della denuncia di cui sopra. Il sasso che ha lanciato nello stagno ha fatto emergere nomi di altra epoca. Come quello di Giancarlo Quagliotti, anch’egli ex socialista, condannato per le tangenti Fiat, ex dirigente Sitaf, oggi considerato uno dei massimi consiglieri di Fassino, regista del nuovo avvicinamento di Gallo alla militanza attiva, chiamiamola così.

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