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Tre aziende cuneesi, fornitori di Riva Acciaio, annunciano rischio chiusura

Gabriele Farina

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riva-acciaioCome era prevedibile arriva l’allarma da parte delle aziende dell’indotto del gruppo Riva. Sono tre aziende cuneesi, fornitori di Riva Acciaio, ad accusare il corpo e ad annunciare che il blocco giudiziario delle attività di Riva sta pesando in maniera decisa sulle loro attività causando un forte rischio chiusura. Per il presidente di Confindustria Cuneo, Franco Biraghi “Purtroppo si sta verificando quello che temevamo. Il blocco dell’attività produttiva a Lesegno non ha solo tolto il lavoro ai 257 occupati nel sito cuneese, ma sta innescando una reazione a catena. Bisogna trovare una via d’uscita che garantisca il proseguimento dell’attività, la salvaguardia dell’occupazione e il pagamento dei creditori. Speriamo che il decreto legge annunciato ieri dal Governo possa andare in porto in tempi ristretti e che consenta realmente all’azienda di riprendere il lavoro ed i pagamenti. La nostra provincia ed il Monregalese in particolare non possono sopportare un ulteriore colpo all’occupazione”.

Questo il testo della lettera

Siamo tre aziende operanti nell’indotto del gruppo RIVA da lunghissimo tempo.
Si tratta di un rapporto iniziato nella seconda metà degli anni Sessanta, andato avanti regolarmente e con la massima e reciproca soddisfazione, che attualmente – meglio, fino a qualche giorno fa – assicurava l’occupazione di circa sessanta dipendenti diretti e duecento trasportatori autonomi, permettendoci di creare, a nostra volta, ulteriori occasioni d’impiego presso i nostri abituali fornitori.
Lo scorso 13 settembre ricevevamo un comunicato con il quale RIVA ACCIAIO s.p.a. ci informava di avere ricevuto la notifica di “un provvedimento di sequestro preventivo del GIP di Taranto il quale ha disposto un vincolo di indisponibilità su tutti i nostri cespiti aziendali, ivi inclusi gli stabilimenti, nonché su tutti i saldi attivi di conto corrente” e che tale provvedimento “sottrae all’azienda la disponibilità degli impianti, determina il blocco dell’attività bancaria ed impedisce di provvedere al ciclo dei pagamenti nei confronti di tutti i fornitori della Società”. Con la conseguenza, per noi davvero insostenibile, “che sono purtroppo destinati allo stato a rimanere sospesi anche i pagamenti in Vostro favore”.
Le nostre società vantano crediti per forniture e servizi già effettuati e la situazione venutasi a creare incide pure sulle lavorazioni in essere, la cui sorte non è dato di conoscere.
Non conosciamo le ragioni che hanno portato l’Autorità Giudiziaria ad adottare un provvedimento dagli effetti così dirompenti non solo per la società direttamente coinvolta (che peraltro, per quanto possiamo personalmente testimoniare, ha sempre agito con capacità e professionalità), ma pure – forse soprattutto, data la naturale fragilità delle piccole e medie imprese dell’indotto – per tutti i soggetti (lavoratori e fornitori, diretti e indiretti, di RIVA ACCIAIO) che si trovano loro malgrado a subire le conseguenze più gravose. Quali che siano i motivi che hanno consigliato l’Autorità Giudiziaria nell’adozione del provvedimento di sequestro che impedisce il pagamento delle forniture già effettuate e la continuazione dell’attività d’impresa, ci chiediamo come sia possibile e se risponda davvero alle ragioni della giustizia sostanziale una ricaduta così drammatica sul tessuto imprenditoriale e sull’occupazione dell’indotto.
Nonostante il Ministro Zanonato abbia nella giornata di ieri annunciato un decreto legge che prevederà il commissariamento dell’Ilva e delle sue controllate, auspichiamo l’immediato sblocco dei pagamenti dovuti ai fornitori da RIVA ACCIAIO. Ove ciò non dovesse accadere, le nostre aziende – per quanto sane – saranno incolpevolmente destinate a capitolare, così come i nostri dipendenti perderanno il lavoro e i nostri fornitori incontreranno le medesime difficoltà che oggi, nostro malgrado, ci troviamo ad affrontare.

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