Cittadini
Porta Susa e Porta Nuova: a Torino due stazioni in cerca di identità e futuro
Vittorio Bertola sul suo blog pone delle domande sul futuro delle stazioni ferroviarie di Torino, perenni incompiute e piene di problemi
Le stazioni ferroviarie sono ovunque uno dei luoghi di riferimento della città; in termini topografici – interi quartieri sono definiti come “vicino alla stazione” -, in termini di servizio di trasporto e anche, sempre più spesso, in termini commerciali. Torino ultimamente ha fatto grandi investimenti, con la nuova stazione di Porta Susa e con una ristrutturazione profonda di Porta Nuova, che mira a diventare il centro commerciale più centrale della città. La situazione, però, è più problematica di prima.
Dal punto di vista dei trasporti, pare non esserci una scelta chiara: la stazione principale sarà Porta Nuova o Porta Susa? Si è sempre detto che sarebbe stata la seconda, che però, con solo sei binari, ha una capacità limitata. Inoltre, spostando la stazione da piazza XVIII Dicembre al nulla di corso Bolzano la si è scollegata da tutto; a parte la metropolitana, tutto il resto del trasporto pubblico di superficie è scomodo e lontano. C’era un vecchio progetto di mettere i binari del tram sul corso e deviarci sopra il 13 (che ci arriverebbe passando da piazza Bernini e dal tribunale, allungando di molto il percorso) e il 9 (che percorrerebbe invece via Cibrario e corso San Martino), ma non ci sono e non ci saranno i soldi.
Sono state deviate lì un paio di linee di superficie alla bell’e meglio, in particolare il 57, che però passa davanti all’ingresso meridionale della stazione, nonché a quello della metro, senza fermare, andando poi a fermare a metà del corso davanti a un ingresso permanentemente sbarrato. Con una interpellanza abbiamo chiesto: ma che senso ha? Possibile che per trent’anni si costruisce da zero una nuova stazione, poi apre e nessuno ha pensato dove far fermare gli autobus, e poi gli autobus vengono messi in un posto scomodo perché è l’unico che si trova?
D’altra parte, Porta Nuova è tagliata fuori dal passante ferroviario e dunque dal servizio ferroviario metropolitano, salvo deviarci la linea che arriva da Orbassano, che così facendo però, stante che non ci sono i soldi per finire la stazione Zappata (che aspetta di essere finita da vent’anni), non fa coincidenza con niente. Abbiamo speso un sacco di soldi per ristrutturarla per poi vederla sempre meno usata, dato che anche il grosso del traffico di medio-lungo raggio va verso Milano e dunque è più comodo salire a Porta Susa.
Peraltro, anche i lavori di Porta Nuova sono ancora a metà; a causa del fallimento delle imprese, il parcheggio sotterraneo dal lato di via Sacchi – per il quale, come segnalammo già due anni fa, fu sacrificata a tradimento l’alberata storica – non è ancora finito e non lo sarà almeno fino alla fine del 2014, così come i lavori di risistemazione della facciata e anche del tetto. Segnalo una perla: siccome hanno avuto la brillante idea di ristrutturare prima l’interno e poi il tetto, il vecchio tetto ha fatto piovere sui nuovi interni che hanno già iniziato a deteriorarsi… E comunque, anche senza aver finito questi, ora vogliono dare il via ad altri lavori per un altro parcheggio sotterraneo dal lato di via Nizza: auguri.
Ma è dal punto di vista commerciale che la situazione è più preoccupante. Porta Nuova, a causa anche del ridursi del passaggio, è sempre più desolata; i negozi sono sempre vuoti e ovviamente chiudono. Avevo presentato già in primavera una interpellanza sulla situazione, che vedete nel video; dopo di essa, la crisi del supermercato si è conclusa con la chiusura. Anche il self service del piano superiore ha chiuso da un giorno all’altro, sfrattato per morosità. Il rischio è di avere una stazione senza negozi, scomoda e pericolosa per chi la usa e inquietante per chi arriva da fuori, per cui la stazione è il primo impatto con la città.
Porta Susa, però, non è meglio. Ci hanno detto che a breve dovrebbero aprire nuovi negozi, ma di fatto ci sono tre punti vendita dello stesso bar, un’edicola e nient’altro: la stazione è un enorme contenitore di cemento triste e vuoto, in cui è facile perdersi e sentirsi spaesati. Oltretutto, se nell’unico bar un panino costa quattro euro e mezzo, contando sul fatto che fuori c’è il nulla e che per trovare alternative bisogna fare cinque minuti a piedi, è facile prevedere che non ci sarà molto affollamento.
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