Economia
Fassino in vacanza su mega yacht nel mar Egeo insieme al banchiere Giovanni Bazoli
Il sindaco di Torino Piero Fassino è stato intercettato dalla blogger, Consuelo Canducci in pieno Mare Egeo a bordo di un mega yacht da 40 metri, l’Electa, battente bandiera britannica e iscritto al Club del Principato di Monaco, bagnarola lunga poco meno di 40 metri, da far invidia ai nababbi di mezzo mondo. Fin qui niente di particolarmente scandaloso a parte il fatto che Fassino predica morigeratezza in tempo di crisi e poi fa vacanze in barche da sceicchi. Più politicamente scorretto il fatto che Fassino si trovasse in crociera con l’ottantunenne Giovanni Bazoli attualmente presidente del Consiglio di sorveglianza della banca Intesa Sanpaolo. In pratica Fassino era in barca con uno degli uomini più importanti di Intesa San Paolo, banca con cui il comune di Torino e le sue partecipate sono fortemente indebitate controllata in parte dalla Compagnia di San Paolo di cui è presidente l’amico ed ex sindaco di Torino Sergio Chiamparino. Un discreto cortocircuito di poteri e di denari. Le domande che sorgono spontanee sono molte: Riuscite a immaginare Enrico Berlinguer che passa le vacanze sullo yacht di Agnelli? oppure Che direbbe Gramsci a vedere Fassino e Bazoli insieme su uno yacht di lusso ?
Ecco la cronaca dell’incontro ravvicinato di Consuelo Canducci
Pochi giorni fa ero lì, ad Arki, il paradiso del velista solitario, il regno degli amanti del silenzio e della semplicità. Una delle isole più piccole e meno popolate dell’intera Grecia, completamente pedonale, che si esplora solo percorrendo piccole stradine di terra. Il porticciolo è l’unico vero centro dell’isola. Avevamo attraccato in rada perché il piccolo porto era già pieno e l’unico posto libero non poteva accogliere il nostro caicco. Tanto meglio.
Seduta ad un tavolo della taverna, mentre sorseggiavamo un ouzo e l’oste puliva i pesci appena pescati, ecco arrivare Electa, un gioiello del mare di circa 40 metri, che ha cercato per mezz’ora di farsi largo tra le piccole barche a vela, per occupare quell’unico posticino ancora libero. Una manovra che mi ha ricordato un po’ quelle delle signore Suv-dotate che, dopo aver accompagnato i figli a scuola, cercano il parcheggio perfetto di fronte al parrucchiere. E inevitabilmente usano la strategia “una botta davanti e una dietro” per infilarsi nei posti più stretti.
Electa ha ormeggiato così, una botta a destra, un’altra a sinistra. A quel punto è partito il commento del velista (italiano) solitario seduto vicino a noi: “eccolo là, il cafone del mare. Ma chi si crede quello lì, solo perchè c’ha il Perini?” Già, ho pensato, esattamente quello che dico io delle Suv-dotate. Capirete bene che a quel punto era salita la curiosità. Chi sarebbe sceso dallo yacht? I primi sono stati gli uomini dell’equipaggio, in livrea, efficientissimi. E come i re magi hanno portato olio, vino e una torta. Hanno richiesto un tavolo da sei (vicino al nostro, peraltro) che hanno velocemente addobbato con candele e quant’altro dovesse servire all’importante ospite. Si davano un gran daffare, sembravano formichine operose, parlottavano con l’oste greco, si raccomandavano con la cameriera, raddrizzavano le posate e, dulcis in fundo, hanno fatto spostare il tavolo più lontano, in modo da posizionarlo nel centro della piccola piazzetta. Forse nel timore che i bimbi del nostro tavolo potessero disturbare.
Finchè, dall’oscurità, sono apparse tre figure che avanzavano piano, un po’ claudicanti. Quando hanno raggiunto il cono di luce della taverna il mistero è stato svelato. Si trattava di Piero Fassino, Giovanni Bazoli, banchiere che non abbisogna di presentazioni e di un terzo individuo, presumibilmente l’armatore ospitante l’allegra combriccola. Con tanto di signore al seguito elegantemente vestite.
Il quadretto che mi si è presentato di fronte, così tremendamente fuori luogo, anacronistico e decontestualizzato, mi ha fatto, per un attimo, tremare. Mica perché un orgoglioso erede di Antonio Gramsci come Piero Fassino potesse viaggiare su uno yacht di quel calibro ed in compagnia di un miliardario. No, no. Ma perché mi ha fatto ripiombare tristemente nel piccolo provincialismo ostentato e per giunta arrogante, di casa nostra. Che mi ero illusa di riuscire, almeno in posti così remoti, di lasciarmi alle spalle.
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