Economia
La Stampa ha chiuso il 2012 con 27 milioni di perdite: per salvarla Fiat pensa a venderla o a incorporarla in Rcs
Fiat sta cercando nuovi orizzonti nel settore editoriale acquisendo la maggioranza del gruppo Rcs. anche perchè La Stampa , storica proprietà della famiglia Agnelli, presenta un bilancio 2012 pesantemente negativo che ha imposto di stanziare 35 milioni di euro per sostenere il patrimonio dell’azienda che non sarebbe stato sufficiente ad assicurare la continuità aziendale. Ora la fusione o incorporazione in Rcs è quasi una necessità, salvo che qualcuno come De Benedetti o Caltagirone voglia prendersi carico dei conti in rosso dopo averla acquistata.
Secondo Italia Oggi:
“Secondo il bilancio 2012, infatti, la casa automobilistica, azionista unico dell’Editrice La Stampa, ha speso 35 milioni di euro per sostenere i fabbisogni della società (che ha chiuso il 2012 in perdita per 27 milioni di euro), per la svalutazione per 14,2 milioni del valore di carico della concessionaria interna Publikompass (che ha archiviato lo scorso esercizio in rosso di 14,3 mln) e per far fronte all’indebitamente di Itedi (holding del polo editoriale, oggi incorporata nell’Editrice), che aveva già ricevuto iniezioni di capitale per 4 milioni.
…Nel 2012, il calo della raccolta curata da Publikompass e quello delle diffusioni hanno portato a ricavi da vendita giù del 5,6%, pari a 60,6 milioni, e a un fatturato pubblicitario a -23,6%, per 49 milioni. Il valore complessivo della produzione è di 118,6 milioni (-13,1%). Oltre al calo delle copie in edicola, si legge nella relazione sulla gestione del bilancio, la Stampa ha sofferto anche della chiusura o della riduzione degli abbinamenti con testate locali piemontesi.
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Non se la passa bene in casa Fiat nemmeno la concessionaria pubblicitaria Publikompass (Pk), non a caso al centro del tam tam editoriale secondo cui Elkann avrebbe voluto portarla in dote a Rcs per partecipare alla ricapitalizzazione del gruppo del Corriere della Sera. Pk chiude il 2012 con un fatturato pubblicitario di 139,6 milioni di euro, a -36% (-20% a perimetro omogeneo).
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Di conseguenza, la struttura organizzativa della concessionaria guidata dal d.g. Maurizio Scanavino ha già iniziato a ridurre la propria forza lavoro a 245 dipendenti a fine 2012 dai 268 di fine 2011. Agenti e collaboratori sono scesi dai precedenti 377 agli attuali 314.
Il Giornale parla più apertamente di cessione, ammesso che qualcuno voglia comprare
Ci sono almeno due giornaloni che sono di fatto in vendita. Il piemontese La Stampa e il ligure Secolo XIX. Mentre il gruppo Ciancio, che in pancia ha partecipazioni oltre che nella Sicilia anche nella Gazzetta del Mezzogiorno, ha lasciato perdere la ricerca di acquirenti.
Ma andiamo avanti. Stampa e Secolo hanno aperto quelle che pomposamente si chiamano data room: cioè stanze dei numeri. In cui ai potenziali investitori si mostrano i conti, le prospettive, gli investimenti e tutto ciò che possa interessare. Per i due quotidiani, come peraltro nella gran parte della stampa, il segno dei conti è sfortunatamente rosso. Ma qualche segnale di attenzione c’è stato. Il gruppo di Carlo De Benedetti (per la verità gestito con attenzione dal figlio Rodolfo) si è mostrato interessato per entrambe le testate. I conti hanno però spaventato gli emissari dell’Ingegnere che per il momento hanno messo il dossier in stand by. Nonostante il tam tam di strada che li vedrebbe interessati a La7, oggi di Urbano Cairo, il gruppo Espresso-la Repubblica sembra molto più attento ad una possibile epsansione nella carta stampata: la tv è troppo cara. L’Ingegnere in più occasioni ha fatto l’occhiolino all’emittente di Gruber&Mentana, ma in famiglia non sarebbero dello stesso avviso.
Un altro potenziale interessato è il gruppo Caltagirone, editore, tra l’altro, del Messaggero. Ma anche in questo caso gli ardori si sarebbero spenti non appena sono stati analizzati con attenzione i conti. Una bella rivincita per un editore che, solo fino a pochi anni fa, a Torino non volevano considerare neanche con il binocolo.
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