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Crisi del lavoro e della salute: per il 71% degli italiani precarietà e riorganizzazione sono cause comuni di stress

Redazione Quotidiano Piemontese

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stress lavoroQuanto stress procura il lavoro, o meglio la sua mancanza e la sua precarietà? Per il 71% degli italiani le cause più comuni legate ad ansia e problemi di salute derivano proprio dalla situazione attuale lavorativa che la crisi economica ha contribuito a generare. Sono i risultati del sondaggio paneuropeo dell’Eu-Osha (Agenzia europea per la sicurezza e salute sul lavoro) secondo cui l’Italia è al terz’ultimo posto in Europa per i programmi di agevolazione dell’invecchiamento attivo relativo ai lavoratori più anziani. Per 7 italiani su 10 insicurezza e riorganizzazione sono le principali motivazione di stress lavoro correlato. Il 71% degli intervistati ritiene, infatti, precarietà e riorganizzazione nei posti di lavoro tra le fonti più diffuse di stress, seguite dal carico di lavoro (65%), dalla poca chiarezza dei ruoli all’interno dell’organizzazione e dalla mancanza di supporto da parte dei colleghi (63%). Segue in classifica il mobbing (62%) e la carenza di autonomia nel gestire il proprio lavoro che è considerata fonte di stress dal 52% degli intervistati. Riguardo la capacità delle aziende di gestire casi di stress, il 60% ritiene che vengano gestiti molto o abbastanza bene (a fronte di un 54% a livello europeo). Il Bel Paese risulta invece agli ultimi posti per i programmi di agevolazione dell’invecchiamento attivo. Secondo il sondaggio solo il 4% degli Italiani conferma l’esistenza nel proprio luogo di lavoro di programmi volti a favorire la vita attiva fino e oltre l’età pensionabile. Con questo risultato, inferiore al dato europeo che è del 12%, l’Italia si posiziona al terz’ultimo posto tra i Paesi europei nelle politiche di invecchiamento attivo, prima di Cipro  e della Grecia. E questo a dispetto del dato che confermerebbe il progressivo invecchiamento della popolazione attiva, dal momento che sempre secondo il sondaggio di Eu Osha, il 66% degli Italiani ritiene che nel 2020 ci sarà una maggior percentuale di over 60 nel proprio posto di lavoro, a fronte di una media europea del 57%. Riguardo la percezione sui lavoratori più anziani, il 69% li reputa meno capaci di adattarsi ai cambiamenti (60% in Europa), mentre il 54% crede che siano più esposti allo stress lavoro correlato (a fronte di un 42% a livello europeo ) e un 48% che facciano più assenze per malattia (35% in Europa). Infine il 42% degli italiani ritiene che il rischio di infortuni sia maggiore per i lavoratori anziani mentre il 40% li reputa meno produttivi (media europea 28%).

Christa Sedlatschek, direttore Eu-Osha, sottolinea che “il 41% dei lavoratori in Europa dichiara che lo stress lavoro correlato non viene gestito adeguatamente sul luogo di lavoro e, fra questi, il 15% ritiene che sia gestito in modo “del tutto inadeguato”. Siamo molto attenti a come affrontare i rischi psicosociali come lo stress lavoro correlato. L’anno prossimo lanceremo la nostra campagna Ambienti di lavoro sani e sicuri sul tema “La gestione dello stress lavoro correlato”. Il messaggio da trasmettere alle aziende europee di dimensioni e settori diversi è che i rischi psicosociali possono essere gestiti in modo logico e sistematico, esattamente come altri problemi correlati alla salute e alla sicurezza”.

A livello europeo, è circa la metà dei lavoratori (51%) a ritenere comune lo stress lavoro correlato nell’ambito del proprio impiego. Rispetto ai lavoratori di sesso maschile, le lavoratrici sono più propense a considerarlo un fenomeno comune (54% contro il 49%). Lo stesso accade per i lavoratori di età compresa tra 18 e 54 anni (53%) rispetto ai colleghi di oltre 55 anni (44%). La percezione di tale stress varia anche a seconda del settore: il primo settore a indicare i casi di stress lavoro correlato come un fenomeno comune è quello sociosanitario (61%, compreso il 21% che ritiene che tali casi siano “molto comuni”).

La causa più comune dello stress lavoro correlato è individuata nella precarietà dell’impiego o nella riorganizzazione del posto di lavoro (72%), seguite dalle ore e dal carico di lavoro (66%). Tuttavia, fra i lavoratori più giovani di età compresa tra 18 e 34 anni, queste due cause costituiscono la percentuale più elevata (entrambe al 69%). Inoltre, gli operatori sociosanitari sono più propensi, rispetto alla media, a ricondurre lo stress alle ore e/o al carico di lavoro (77%).

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