Piemonte
Per Giulio Andreotti Torino era la città di don Bosco, del Cottolengo, di san Giuseppe Cafasso, di Pier Giorgio Frassati
E morto Giulio Andreotti, personaggio discusso della storia italiana. Giulio Adreotti. Proprio 10 anni fa Giulio Andreotti aveva raccontato Torino nel suo ricordo di Gianni Agnelli.
Credo non vi sia stato né vi sia un altro italiano con una rete di relazioni personali come Gianni Agnelli in tutti i continenti e negli ambienti più diversi. Il Figaro ha dato notizia del decesso con un titolo emblematico: Giovanni Agnelli, la morte di un gigante. Anche sotto questo aspetto è una grave perdita per la possibilità di spiegare agli stranieri i risvolti non sempre facili delle nostre vicissitudini interne.
Da undici anni Agnelli era in Senato, dove erano già stati Umberto e, più a lungo, la straordinaria Susanna. In una intervista dei giorni scorsi il presidente Mancino ha ricordato che nel suo ottantesimo compleanno l’Avvocato non volle quella piccola cerimonia augurale che usa a Palazzo Madama. Ricevette la medaglia celebrativa in una piccola udienza soltanto con i suoi familiari. Ma ricordò con commozione e fierezza un altro Giovanni Agnelli senatore: suo nonno.
Tornando al commiato del 26 gennaio, non doveva stupire il profondo clima religioso dell’evento. Torino non è solo l’antica capitale storicamente in polemica con la Roma dei papi e neppure solo il più grande centro produttivo delle nostre industrie. Torino è la città di don Bosco, del Cottolengo, di san Giuseppe Cafasso, di Pier Giorgio Frassati. Fuori da questo quadro forse non si comprende lo spirito di una città e di un uomo che di essa fu eccezionale espressione.
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