Piemonte
Il Vescovo di Torino Nosiglia: il diritto al lavoro resta il punto centrale di ogni società e di ogni modello di sviluppo
“E’ bello pensare che il Regno di Dio assomigli alla realtà del lavoro, che a noi pare invece dura ed impegnativa esperienza quotidiana. Gesù sembra voler dire che il Regno si conquista anche con il nostro lavoro, che non è un’altra cosa rispetto alla preghiera e alla fede, ma rappresenta il terreno quotidiano in cui siamo chiamati a vedere la via per giungere alla salvezza del Regno. Nella parabola abbiamo alcuni aspetti rilevanti da notare: il padrone di casa si preoccupa che nessuno resti senza lavoro e non disdegna nemmeno di chiamare a lavorare nella sua vigna coloro che, all’ultima ora, hanno pochissimo tempo per impegnarsi. Tutti debbono poter lavorare, perché il Signore ha bisogno di ciascuno per il suo Regno. Nessuno può restare fuori, senza un impegno o un servizio dal svolgere. Questa chiamata, che riguarda il nostro vivere ed agire nella Chiesa, è modello anche per ogni vivere civile. Nessuno, sembra dire il Signore, deve restare privo di lavoro, perché è lì che trova il sostegno alla sua vita ed il benessere di cui ha diritto per sé e per i propri cari.Questo tratto provvidente e buono del padrone di casa sottolinea come Dio sia dalla parte di chi lavora e desideri che abbia sempre la possibilità di svolgere il suo compito remunerato con giustizia. La disoccupazione, quella giovanile in particolare, è una piaga sociale che purtroppo è connessa in questo momento con le difficoltà di tante piccole e medie aziende che chiudono con gravissime conseguenze per gli imprenditori e i lavoratori. “Nessuno ci ha presi a giornata. Andate anche voi nella mia vigna”.
Il diritto al lavoro resta il punto centrale di ogni società e di ogni modello di sviluppo ed esige dunque il massimo impegno da parte di tutti. Il diritto al lavoro porta con sé quello di condizioni dignitose ed umane del lavoro stesso, rispettoso di altri importanti diritti quali la possibilità di formare una famiglia e la possibilità di godere di un tempo dedicato al riposo. Oggi assistiamo a un fatto molto grave che è il silenzio che avvolge la condizione concreta della vita di tante famiglie, imprenditori e lavoratori che subiscono le conseguenze della crisi senza trovare chi si fa carico di sostenerli e di ascoltarli attraverso una preziosa azione di accompagnamento. Per non parlare di tanti giovani che dopo aver cercato e non trovato uno sbocco nel mondo del lavoro non lo cercano nemmeno più. La mancanza di lavoro traina dietro di sé gravissime conseguenze per la famiglia che riguardano l’abitazione talvolta con l’impossibilità di far fronte all’affitto o al mutuo, l’istruzione dei figli con il suo carico finanziario sempre più pesante, la salute, gli anziani, i malati o i disabili privati di quei sostegni che le risorse pubbliche non riescono quasi più a garantire.Questo mio richiamo all’attenzione verso la famiglia sarà rilanciato in occasione della prossima Settimana Sociale dei Cattolici Italiani del prossimo mese di settembre qui a Torino, con particolare riferimento alle problematiche legate al lavoro. Il sentirsi impotenti e soli nell’affrontare le situazioni conseguenti alla mancanza di lavoro, conduce alla completa disistima di sé e ad avvitarsi nei propri problemi senza avere a volte la possibilità di uscirne fuori, fino a decidere gesti estremi di rifiuto della vita stessa di cui abbiamo avuto esempi tragici e dolorosissimi in questi giorni anche sul nostro territorio.
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