Cronaca
Produceva formaggi DOP con latte in polvere, denunciato per frode
Un caseificio della provincia di Novara è stato denunciato per frode. I carabinieri di Torino hanno infatti trovato stoccati nei suoi magazzini due quintali e mezzo di latte in polvere con cui il caseificio produceva formaggi che avrebbero invece dovuto essere prodotti con latte fresco, i formaggi in questione sono anche tutelati dal marchio DOP. In particolare l’azienda produce Gorgonzola, Toma Piemontese e Taleggio. Il latte in polvere è stato sequestrato ed il rappresentante legale del caseificio denunciato per frode in commercio. L’utilizzo di latte in polvere come pure la sua detenzione negli stabilimenti per la produzione di formaggi in Italia è vietato da quarant’anni e naturalmente è ancora più grave in casi di prdotti DOP. Il latte in polvere costa circa un decimo di quello fresco ed avrebbe quindi permesso all’azienda casearia enormi illeciti guadagni. Il latte sequestrato era parte di un quantitativo più grosso, quindi gli inquirenti ritengono certo che sia stato messo in commercio formaggio truffaldino.
AGGIORNAMENTO: La Latteria Sociale di Cameri ha pubblicato sulla sua pagina Facebok le seguenti precisazioni sulla vicenda con piacere pubblichiamo
In merito alla notizia rimbalzata sui media relativa al sequestro di latte in polvere in un caseificio del novarese, mi sento in dovere di fare alcune precisazioni per poter chiarire alcuni aspetti, ritengo grotteschi, di quanto circolato. Il caseificio siamo noi: la storica Latteria Sociale di Cameri.
L’oggetto del sequestro in realtà è terreno colturale (qua la scheda tecnica: scarica. E qua, in trasparenza, le nostre relative ricevute: parte1 e parte2) utilizzato per la moltiplicazione dei fermenti lattici che, in ambito caseario, sono la base da cui parte (assieme agli enzimi del caglio) latrasformazione del latte in qualsiasi formaggio. Il produttore è il Centro Sperimentale del Latte (www.csl.it), autorevole società nel campo dei coaudivanti tecnologici per il settore caseario e farmaceutico.
Il quantitativo di questo terreno colturale presente in caseificio è pari a circa 240 kg e rappresenta quanto mediamente utilizzato in un mese di lavorazione (in quanto minima è la quantità utilizzata nel processo produttivo). La parte mancante della fornitura arrivata a metà marzo (circa 130 kg) era stata utilizzata nelle tre settimane precedenti.
In un mese la Latteria lavora, per contro, circa 800.000 litri di latte fresco raccolto dalle proprie stalle. Se tale terreno venisse completamente rigenerato tal quale per sostituire il latte fresco, come erroneamente sostenuto, se ne produrrebbero circa 2.500 litri (lo 0.3% di quanto trasformato). Peccato però che sarebbe praticamente privo di grasso, con un quadro proteico completamente alterato rispetto al latte fresco, con presenza di lieviti e sali minerali che renderebbero praticamente impossibile la caseificazione a formaggio.
Altro aspetto utile a capire da che parte stia la verità è che questo prodotto costa quasi 6 euro al kg. Ciò vuol dire che il prodotto (qualitativamente inferiore al latte) una volta diluito e pronto all’uso costerebbe però il 50% in più. A questo punto sfugge dalla nostra comprensione dove stia la convenienza economica!
Altro aspetto interessante è il video apparso inizialmente sul sequestro effettuato dai NAS. Chi conosce la Latteria si sarà chiesto dove siano andati a girare le riprese. Io non lo so, di sicuro non da noi, salvo gli ultimi 2 secondi in cui inquadrano un bancale di scatole bianche: il “corpo del reato”. Sinceramente mi pare scarsamente professionale parlare di qualcosa e fare vedere tutt’altro, evidentemente siamo noi a farci troppi scrupoli. Probabilmente se ne è reso conto anche qualcun altro ed il video è sparito. Partendo da tale video alcuni si sono messi a parlare di fusti di latte in polvere: falso. Vi possiamo assicurare che il terreno colturale è confezionato in sacchetti monodose da 4,6 kg e posto in scatole bianche da due dosi. Anche questa quantità dovrebbe far destare qualche sospetto in merito alla convenienza ad imballare un prodotto in dosi così piccole e precise se il fine fosse quello di trarne un vantaggio economico. Il motivo evidentemente è un altro: si parla di dose in quanto un sacchetto è dosato per ottenere un bidone da 50 litri di fermento.
AGGIORNAMENTO 30 aprile.
Il tribunale ha accolto il ricorso e dissequestrato il materiale.
Iscrivi al canale Quotidiano Piemontese su WhatsApp, segui la nostra pagina Facebook e continua a leggere Quotidiano Piemontese