Lavoro
Il vescovo Nosiglia sui problemi del lavoro: ognuno assuma, anche con sacrificio personale, le proprie responsabilità
Si è tenuta sabato 9 marzo 2013 al Teatro Grande Valdocco di Torino la XXIV Giornata Caritas diocesana dal titolo: Allèàti! Riempire il vuoto con legami di fraternità. Alla mattinata è intervenuto l’Arcivescovo Cesare Nosiglia che ha anche parlato dei problemi del lavoro: “La nostra Chiesa affronta giorno dopo giorno accanto a chi è in difficoltà, pesa come un macigno il problema del lavoro. Ho sempre detto che vale più un modesto lavoro che un grande sussidio e questo è il primo indispensabile obiettivo che occorre oggi perseguire da parte di tutte le componenti della nostra società, particolarmente qui sul nostro territorio. La mia coscienza e cuore di Pastore sono gravidi di sofferenza ogni giorno di più, perché sempre più numerosi lavoratori, giovani e adulti, famiglie e imprenditori mi interpellano, per farmi partecipe della loro situazione problematica
e spesso devastante e mi chiedono di avere un sostegno, o di intervenire in situazioni di gravissime difficoltà. Quante piccole e medie aziende ormai chiudono o entrano in una condizione di pre-chiusura strisciante, con le conseguenze dolorose per imprenditori e lavoratori ormai accomunati dallo stesso destino!
Quello che lascia però ancora più scoraggiati è anche il silenzio tombale che su questo problema è subentrato da qualche tempo da parte della politica, delle varie componenti sociali, dei mass-media, dell’opinione pubblica. Ciascuno è solo, abbandonato a se stesso. Quella solidarietà e senso di giustizia che erano patrimonio di valore del mondo operaio e lavorativo stanno scemando e il “si salvi chi può” prevale su tutto e su tutti. Mi chiedo come sia possibile non ascoltare il grido di dolore che sale da questo popolo ormai numeroso che cresce a dismisura nelle nostre città e paesi.
Chi prenderà l’iniziativa per scuotere il torpore che, al di là delle continue negative statistiche che ci vengono offerte in merito, avvolge il nostro mondo e sembra averlo paralizzato e reso incapace di reagire, per fronteggiare uniti e facendo squadra – come si dice – questa gravissima situazione? Questo presuppone che ciascuna componente sociale e ognuno assuma, anche con sacrificio personale, le proprie responsabilità e nessuno si illuda di farla franca chiudendosi dentro il proprio mondo: o ci salveremo tutti insieme o affonderemo tutti insieme.
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