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Cronaca

Il ruolo di un professore dell’Università di Torino nella verità sull’aggressione di Alberto Musy

Redazione Quotidiano Piemontese

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alberto_musy-120x90L’inkiesta analizza il ruolo del professor Giuseppe Monateri nella ricerca della verità sull’aggressione di Alberto Musy. La Procura di Torino scrive: «Il professor Pier Giuseppe Monateri potrebbe aver intuito fin dal momento dell’attentato che Furchì era il sospettato principale. E sul punto la verità resterà sempre sepolta nella sua mente.

Il giorno dell’agguato a Musy, il professor Monateri viene interrogato per tre volte e per tre volte non dice praticamente nulla. Solo a un’amica confida: «Potrebbe essere stato Furchì». Mentre sulla scrivania all’università lasciò un messaggio con sopra scarabocchiato “Acerbis Nano ce l’ha insegnato, sparare a uno stronzo non è reato”. E Acerbis è la marca del casco indossato dal killer. Solo al quarto interrogatorio, quando per lui sta per scattare l’arresto per favoreggiamento, rivela i suoi dubbi agli investigatori. Lui che era a conoscenza dei motivi di rancore di Furchì nei confronti di Musy, perché anche lui, il professor Monateri, aveva caldeggiato le due raccomandazioni (una era per il figlio di Salvo Andò) che invece il povero Musy aveva negato.

Ieri La Stampa lo ha cercato per tutto il giorno. Ecco cosa scrive il quotidiano torinese: «Ieri mattina il professor Monateri ha partecipato a un convegno dal titolo “Legge e religione”. Per tutto il giorno abbiamo cercato di parlare con lui, alla fine richiama. “Sto molto male per quel che è successo – dice – mi vergogno tremendamente. Ma le mie frasi erano solo un modo per esorcizzare. Ecco quello che posso dire”. Ma perché non ha denunciato prima i suoi dubbi su Furchì? “Era solo un’ipotesi senza riscontro. Buffamente ci ho azzeccato. Ecco… Come fossi dentro il libro La donna della domenica”. Ma la raccomandazione? “No, davvero il mio solo era un consiglio. Ho detto ad Alberto che secondo me Biagio Andò era bravo. Tutto qui. Sto malissimo per quello che è successo, mi vergogno tanto”.

Ancora una volta emerge il marcio non solo della società civile ma soprattutto dell’università italiana. Di questo si dovrebbe parlare oggi, non solo della fuga delle matricole. Perché l’università di Torino non dice nulla in proposito? Perché il Senato accademico non riunisce urgentemente e adotta un provvedimento esemplare nei confronti del professor Monateri? Sarebbe un gesto importante e doveroso per continuare a credere in quest’istituzione fondamentale per lo sviluppo non culturale ma anche civile dei nostri ragazzi.

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