Ambiente
Costa Concordia, un anno dopo. Otto i naufraghi dell’astigiano
E’ la sera 13 gennaio 2012, data nefasta per la nave da crociera Costa Concordia che naufraga a largo dell’isola del Giglio, in Toscana. Una delle imbarcazioni più grandi di tutta la flotta navale. 1 500 cabine, 87 delle quali con un’area benessere privata, 505 con balcone, oltre 60 suite, 4 piscine salate, due con la copertura in cristallo, un campo sportivo, un percorso jogging, 5 ristoranti, 13 bar, un teatro, una discoteca, un casinò, un cinema 4D, insomma una città galleggiante che, ancora oggi si trova adagiata sui fondali marini con il suo enorme peso e, una volta recuperata, non tornerà mai più in servizio. E’ trascorso un anno esatto dall’incidente che ha causato la morte accertata di 30 persone, 5 delle quali italiane, il ferimento di oltre 100 e la scomparsa di 2. Tra questi un italiano.A bordo 4.229 uomini, donne e bambini, tra ospiti e membri dell’equipaggio. 989 gli italiani che si stavano godendo la crociera mediterranea chiamata “Profumo agli agrumi”. Durante una manovra di avvicinamento all’isola per consentire ai passeggeri una vista notturna suggestiva della zona, la Concordia urta uno scoglio che provoca la falla di 70 metri sul lato sinistro della nave. L’impatto è brusco. Inclina la struttura da un lato che, con il suo tonnellaggio elevato, si arena su uno scalino roccioso del fondale, piuttosto basso, di Punta Gabbianara, a nord di Giglio Porto. E’ il disastro.
Panico, orrore e stupore si diffondono quasi subito tra le persone, nonostante alcune non capiscono immediatamente cosa stia succedendo. E’ il caso di 8 passeggeri dell’astigiano, 6 di San Damiano d’Asti, che raccontano le prime impressioni, a caldo, della vicenda. Felici di poterle raccontare e di essersi salvati tutti. Hanno perso, nella disgrazia i loro effetti personali e gioielli ma, oggi sono tutti a casa.
“Eravamo seduti a tavola da 10 minuti, verso le 21, quando, all’improvviso abbiamo sentito un violento colpo – racconta Vincenzo Franco di frazione Valmolina a San Damiano – personalmente ho pensato che qualcosa avesse urtato la nave. L’urto è stato talmente forte da sembrare lo scoppio di una bomba, mi sono subito preoccupato e spaventato”.
Le responsabilità totali sono ancora in corso di accertamento. Il coinvolgimento di Francesco Schettino, comandante della Concordia, è immediato. E’ diventata tristemente famosa la frase con cui Gregorio De Falco, responsabile della capitaneria di porto di Livorno, gli intima di risalire sulla nave, dopo averla lasciata prima che fosse del tutto abbandonata: “Schettino, torni a bordo, cazzo”.
Indagati, oltre a Schettino, 52 anni, gli ufficiali in plancia Ciro Ambrosio e Silvia Coronica, il cartografo Simone Canessa, il capo dell’unità di crisi di Costa Crociere Roberto Ferrarini, il vicepresidente esecutivo di Costa spa Manfred Ursprunger, il timoniere indonesiano Jacob Rusli, l’hotel director Manrico Giampedroni, accusato di aver ritardanto l’evacuazione delle cabine.
La rimozione della Concordia dai fondali marini del Giglio segue rigide regole relative al rispetto dell’ambiente, messo in pericolo delle sostanze che il relitto rischia di rilasciare in qualsiasi momento. La nave dovrebbe tornare a galleggiare entro il prossimo settembre e sgombrare il posto che occupa.
Nel frattempo, la Costa Crociere ha inviato ai suoi passeggeri una lettera, a firma del ceo Michael Thamm, in cui di sottolinea l’impegno del Gruppo affinché “incidenti come questo non accadano mai più”e fa presente che l’azienda vuole ricordare questa tragedia con un evento commemorativo al Giglio, ringraziando anche gli isolani che si sono attivati per aiutare tutti i naufraghi mettendo subito a disposizione le loro case e non solo. Il giorno dell’anniversario del naufragio gli uffici Costa di tutto il mondo e tutte le navi avranno la bandiera a mezz’asta. Una messa di suffragio sarà celebrata nei teatri di bordo e verrà rispettato un minuto di silenzio per le vittime.
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