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Cronaca

La diatriba sul cranio del Museo Lombroso

Gabriele Farina

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teschio-villella-lombrosoC’è una storia curiosa su cui suo malgrado è impegnato il consiglio comunale di Torino in queste settimane.
Si tratta della proprietà del cranio di tale Giuseppe Villella da Motta Santa Lucia, provincia di Catanzaro, nato nel 1803 e morto nelle patrie galere nel 1872.
Il suo cranio è conservato nel Museo Lombroso a Torino. Fa infatti parte della collezione che il criminologo raccolse e studiò per tutta la sua vita, per concludere che l’uomo nasce criminale e la conformazione del suo cranio lo dimostra.
Oggi le teorie lombrosiane sono fortunatamente e ampiamente superate, lo stesso responsabile del museo, il professor Giacomo Giacobini, ma il Museo Lombroso è fondamentale per tenere traccia del percorso che la scienza ha fatto nei secoli, dei suoi errori e di come sono stati superati.

Ma torniamo a Villella e al suo cranio.
Il sindaco di Motta Santa Lucia, Amedeo Colacino, col sostegno del comitato “No Lombroso” e del movimento neo-borbonico, ha chiesto che il cranio del suo concittadino venga restituito per dargli giusta sepoltura.
Peraltro il sindaco assicura che nuovi studi hanno appurato che Villella non fosse un brigante ma un patriota, incarcerato per errore.

Il fatto è poi che il giudice di primo grado, Gustavo Danise, gli ha dato ragione: il 5 ottobre, una sentenza del Tribunale di Lamezia Terme ha imposto il sequestro del cranio di Villella.
Naturalmente l’Università di Torino e il Museo Lombroso hanno fatto ricorso all’avvocatura dello Stato, ricorso accolto dalla Corte d’Appello di Catanzaro che ha appena sospeso la prima ordinanza.
Bisognerà quindi attendere il terzo grado per sapere che fine farà il cranio e capire così se è un importante reperto scientifico o solo la testa di un uomo.

Curiosità: la prima richiesta da parte del comune di Motta Santa Lucia venne consegnata a Torino da una delegazione guidata da Domenico Scilipoti, che in quanto a brigantaggio se ne intende.

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