Cittadini
Fondi immobiliari per salvare la Regione: gli immobili della sanità del Piemonte in vendita
Lettera 43 analizza in un articolo le possibili strategie per rientrare di parte del debito della Regione Piemonte
Una voragine da 6,4 miliardi. A tanto ammonta il buco nelle casse piemontesi secondo la Corte dei conti. E la cifra sembra anche sottostimata: il debito complessivo potrebbe infatti sfiorare 10 miliardi di euro. Un rosso difficile da risanare con la spending review. E così la giunta guidata da Roberto Cota ha pensato a un’altra soluzione: impegnare il patrimonio immobiliare regionale. E per farlo si è rivolta a un ex manager Fiat. La pianificazione è stata infatti affidata a Ferruccio Luppi, ex dirigente di Casa Agnelli. Per lui niente deleghe, ma una consulenza di 100 mila euro per portare a termine il lavoro.
La cura è stata individuata nella creazione di due fondi immobiliari, attraverso i quali la Regione intende valorizzare il patrimonio e risanare parte del debito: asticella fissata a 400 milioni per il primo anno. Nello specifico, si tratta di creare due fondi. Il primo riguarderebbe il patrimonio immobiliare del Piemonte, nel quale rientra lo stesso palazzo della Regione in costruzione. Agli investitori privati andrebbe il 66%, mentre il 33% rimarrebbe a gestione pubblica.
Nel secondo, invece, entrerebbero i beni immobili della rete sanitaria. Si tratterebbe quindi di cedere parte del patrimonio di Asl e reti ospedaliere a investitori privati: in questo caso il 33%. In poche parole, gli ospedali saranno usati per fare cassa.
I sindacati: «Si rischia di perdere professionalità e posti di lavoro»La medicina per curare le casse malate, dunque, ha il sapore di un’operazione finanziaria. I fondi immobiliari verrebbero affidati a una società esterna di gestione del risparmio (Sgr) che ha il compito di massimizzare il valore delle proprietà attraverso speculazioni finanziarie, suddividendo l’eventuale reddito tra gli investitori, Regione compresa. C’è di più: la società potrà anticipare alla Regione la cifra investita per la partecipazione. Si tratterebbe di una sorta di prestito. In sostanza, il Piemonte si indebita per coprire i debiti.
Uno degli scenari possibili è la svendita degli immobili appartenenti agli ospedali, un’eventualità che preoccupa gli addetti ai lavori. Il patrimonio comprende nosocomi, poliambulatori e uffici ma anche le macchine per la diagnosi e la cura. Il rischio quindi, in buona sostanza, è la privatizzazione di fatto del sistema sanitario regionale.
A lanciare l’allarme sono stati i sindacati confederali, che in un documento unitario hanno denunciato i rischi potenziali di questa scelta. «Appare evidente che, per soddisfare le aspettative degli investitori privati, si intende procedere alla esternalizzazione di pezzi pregiati del sistema sanitario, senza curarsi dell’importanza strategica che le strutture diagnostiche rappresentano per le attività di degenza e cura. Si rischia di perdere professionalità e posti di lavoro e di avere un servizio di minor qualità e con costi maggiori».
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